Ancora una volta ci troviamo a parlare di celle affollate, di cure mediche non fornite ai detenuti, di reclusi maltrattati e abbandonati al freddo.
I problemi legati al freddo sono una costante nei lunghi inverni del Deportation Camp di corso Brunelleschi.
Chi viene recluso ha con se pochi indumenti, perlopiù inadatti alle temperature invernali e Gepsa, l’ente che si occupa di “fornire i servivi” alle persone recluse nel CPR di Torino, si guarda bene dal fornire sufficienti ricambi.
D’altronde, Gepsa è sempre rimasta coerente con il suo obiettivo, fare cassa sulla vita delle persone detenute.
Ancora una volta ci troviamo a parlare di celle affollate, di cure mediche non fornite ai detenuti, di reclusi maltrattati e abbandonati al freddo.
I problemi legati al freddo sono una costante nei lunghi inverni del Deportation Camp di corso Brunelleschi.
Chi viene recluso ha con se pochi indumenti, perlopiù inadatti alle temperature invernali e Gepsa, l’ente che si occupa di “fornire i servivi” alle persone recluse nel CPR di Torino, si guarda bene dal fornire sufficienti ricambi.
D’altronde, Gepsa è sempre rimasta coerente con il suo obiettivo, fare cassa sulla vita delle persone detenute.
Durante il Mercatino Clandestino Vol. II saranno allestiti un punto raccolta e la mostra sul CPR.
COSA PORTARE
Coperte pesanti
SOLO ABITI DA UOMO
Maglioni
Giacche
Intimo
Calze
I detenuti sono costretti a vivere in celle affollate e al freddo. Non gli viene fornito un cambio e i vestiti che indossano non sono adatti alle temperature attuali. Lamentano l’assenza di cure mediche e il lassismo dei medici incaricati. Le condizioni a cui sono relegati dimostrano ancora una volta il razzismo delle politiche di immigrazione.
Le poche notizie che arrivano dall’interno denunciano una situazione che peggiora sempre più. Oltre all’ormai acclarato sovraffollamento delle celle, continuano le punizioni arbitrarie della polizia per le rivolte del mese scorso e le telefonate verso l’esterno.
Ogni settimana avvengono deportazioni verso la Tunisia; solo in pochi riescono ad evitarle ricevendo comunque un foglio di via.
Siamo tornat* sotto le mura per esprimere la nostra solidarietà ai reclusi e per ribadire che i cpr devono essere chiusi subito.
Anche quest’anno con l’arrivo dell’inverno, si complica ulteriormente la situazione per chi tenta di superare i confini dei paesi balcanici per arrivare in Europa .
Al freddo, alla neve ed alle violenze sistematiche della polizia di frontiera e dei corpi paramilitari, si aggiungono le politiche sempre più stringenti e disumane adottate dall’Unione Europea in tema di migrazione ed il prezzolato scarico di responsabilità della stessa Unione verso i paesi cuscinetto come Bosnia, Serbia, Albania, i cui governi si dimostrano sempre più xenofobi e chiaramente disinteressati a dare un sostegno reale e dignitoso alle persone in transito. Ricordiamo bene il precedente turco, con la folle e disumana gestione di Erdogan in cambio di grandi finanziamenti.
L’obiettivo dell’UE, nuovamente, è costruire muri, definire un dentro e un fuori e voltare le spalle ancora una volta, dimenticando le belle parole di cui fa vanto.
Per chi riesce ad entrare nella fortezza europea però il viaggio e le difficoltà non terminano. D’altronde anche la Val Susa, grazie al suo sbocco diretto sulla Francia, rientra a far parte degli snodi cruciali della rotta balcanica, nonostante si dimostri da sempre uno dei passaggi più impervi per raggiungere il territorio francese.
Difficoltà che viene esacerbata dalla militarizzazione del confine italo – francese, la quale obbliga le persone in transito a percorrere strade sempre più pericolose o ad affidarsi a passeur spesso avidi e senza scrupoli.
Sabato scorso siamo stat* a Oulx per portare la nostra solidarietà ai e alle migranti che trovano riparo alla Casa Cantoniera Occupata in attesa di tentare il superamento del confine Italo-francese.
La Val di Susa è sempre di più uno snodo cruciale per chi percorre la rotta balcanica, ponendosi come destinazione la Francia .
In risposta a ciò, le autorità francesi e italiane hanno militarizzato ulteriormente il confine, obbligando le persone a tentare nuove e sempre più pericolose strade , o ad affidarsi a passeur spesso avidi e senza scrupoli.
Nel gelo invernale e nel silenzio di quelle montagne l’unica fiamma di umanità arriva dai e dalle solidali che ogni giorno ,con fatica , cercano di dare un posto sicuro a chi arriva ad Oulx dopo viaggi lunghi mesi ,mesi fatti di violenze e ingiustizie quotidiane .
L’Europa da sempre si autoproclama simbolo di giustizia e umanità , ma questo velo di ipocrisia non riesce a nascondere le migliaia di persone che soffrono e spesso muoiono per varcare i suoi confini.