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BASTA SFRATTI: PER RISOLVERE IL PROBLEMA ABITATIVO BASTA ASSEGNARE LE CASE VUOTE!

Oggigiorno, nel 2024 a Torino il numero degli sfratti è il più alto mai visto negli ultimi 15 anni (almeno). Gli sfratti in corso sono 6000 (dati del ministero degli interni), mentre i nuclei familiari che faticano a pagare l’affitto sono 20000 (cioè le spese per l’abitazione superano il 50% del reddito).

Più del 90% degli sfratti sono per morosità incolpevole (dati Istat), ossia i nuclei familiari e le persone sotto sfratto sono coloro che non pagano l’affitto perché non possono permetterselo. In parole povere: se si è costretti a scegliere tra pagare l’affitto e dare da mangiare alla propria famiglia*, oppure se pagare l’affitto o sostenere spese mediche urgenti, oppure se pagare l’affitto o pagare le utenze sempre più alte, per evitare di rimanere senza gas o corrente, la scelta è una sola: quella che permette di sopravvivere. Continua la lettura di BASTA SFRATTI: PER RISOLVERE IL PROBLEMA ABITATIVO BASTA ASSEGNARE LE CASE VUOTE!

Diritto all’abitare: dopo l’emergenza sanitaria una pandemia di sfratti?

“State a casa”, un mantra che risuona continuo ed incessante dall’inizio dell’emergenza sanitaria,un appello alla coscienza collettiva che non può non farci pensare proprio all’importanza della casa e di conseguenza alla questione del diritto all’abitare.
Quella della casa infatti è un’emergenza sociale mai affrontata dalla politica istituzionale negli ultimi decenni.
Per molti e molte di noi il diritto ad un tetto era un problema antecedente alla crisi sanitaria ed a maggior ragione lo sarà all’indomani di un lungo lockdown che sta incidendo pesantemente sul reddito.
Noi, Lavoratori e Lavoratrici a basso reddito, autonomi, dipendenti a tempo determinato in scadenza, atipici, partite iva o lavoratori e lavotrici in nero; Noi, studenti e studentesse fuori sede o famiglie monoreddito, affrontavamo fino a ieri affitti, mutui e spese che ci tenevano perennemente con l’acqua alla gola e che domani rischiano di travolgerci definitivamente, facendo esplodere un vero e proprio dramma.
Per moltissime categorie si calcola che l’affitto eroda ogni mese circa il 40% del reddito, ma che succede se il reddito diventa di colpo zero?
Fino al 30 giugno sono stati bloccati gli sfratti e gli sgomberi, ma di fronte alla situazione che stiamo vivendo non si può assolutamente ritenere una misura sufficiente.
Quando si smette di pagare l’affitto contestualmente alla perdita del reddito, si ha diritto ad accedere all’emergenza abitativa; una consolazione non solo magrissima, ma inutile, dato che le risorse per l’emergenza abitativa sono limitate, insufficienti già prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria, perchè la disponibilità di edilizia pubblica non è da anni in grado di tutelare il diritto alla casa di moltissime persone che da tempo languono nelle liste d’attesa per la casa popolare, pur avendo da tempo punteggi elevatissimi e soddisfacendo tutti i requisiti richiesti.
Non basterà il Fondo Morosità Incolpevole, il Fondo Nazionale Sostegno all’Accesso alle Abitazioni in Locazione, né tantomeno il ‘bonus affitto 2020’ per le famiglie a basso reddito, e ancora non si capisce come funzionerà lo stanziamento di 46 milioni di euro che dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture verrà trasferito alle Regioni “da destinare ai Comuni e agli inquilini che non possono far fronte al pagamento dei canoni di locazione e hanno subito sfratti per morosità incolpevole”.
Il primo ostacolo al funzionamento delle misure sopra citate è l’indisponibilità dei proprietari ad accettare i fondi FIMI, così come gli affitti a canone concordato che danno accesso a fondi ALSO.
Il secondo enorme ostacolo escluderà chi non ha un reddito da lavoro considerato sufficiente per far fronte al pagamento di un affitto (perchè guadagna poco es. 500 euro al mese, perchè lavora in nero o perchè non ha un reddito fisso), i tanti e le tante che si trovano in questa condizione non potranno accedere alle misure,perchè considerati comunque incapaci di sostenere la spesa abitativa.
Il terzo ostacolo sono i fondi limitati,che evidentemente non bastano per tutti e tutte.
Il problema tra l’altro non riguarderà solamente chi è in affitto. Spesso si dice che il nostro è un Paese di proprietari, perché negli anni si è scelto di incentivare l’acquisto privato di abitazioni, invece che incrementare la disponibilità di edilizia residenziale pubblica, ma è importante ricordare che proprietà non significa per forza essere esenti dal rischio povertà. Quanti lavoratori e lavoratrici autonomi vivono in una casa di proprietà, su cui da anni pagano un mutuo che rischiano di non riuscire più a sostenere economicamente, vanificando così gli sforzi fatti fino ad ora, e rischiando di finire triturati in uno sfratto che consegnerà la tanto sudata casa a una banca?
Di fronte a questa situazione non si può che aderire convintamente al rent strike, lo sciopero dell’affitto, e sostenerlo anche da parte di chi magari in affitto non è, perchè di fronte alla speculazioni immobiliare e all’assenza di tutele per il diritto all’abitare in moltissimi e moltissime siamo veramente insieme su una barca alla deriva che rischia di affondare.
Per questo è importante denunciare come ancora una volta siano l’ignavia istituzionale e l’assenza di politiche strutturali per tutelare il diritto all’abitare,la causa ciò che oggi determinerà la drammaticità del problema casa di domani.
Di cose da fare ce ne sarebbero molte, se solo ci fosse la reale volontà politica di affrontare la questione: prorogare il blocco di sfratti e sgomberi, requisire immobili privati abbandonati alla speculazione immobiliare per inglobarli nel patrimonio di edilizia residenziale pubblica, requisire alloggi vuoti da destinare all’affitto in cambio del pagamento di un canone calmierato, incrementare gli stanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica ristrutturando e rendendo agibili tanti alloggi oggi non assegnati, abolire il canone di locazione libero, limitare il numero di seconde case destinate a B&B.
Come la salute, anche la casa è un diritto fondamentale e la pandemia ci ha ricordato,casomai ce ne fossimo dimenticati, che gli interessi del privato non coincidono con quelli della collettività, per questo è necessario esigere oggi un cambio di rotta radicale nelle politiche dell’abitare, per uscire dalla pandemia senza tornare ad una normalità che era già il problema.
Centro Sociale Occupato Autogestito Gabrio

 

Nuova occupazione in via Pisa 5

  Ci siamo stancati di questa miseria


Siamo un piccolo gruppo di famiglie rumene, famiglie di lavoratori, con tanti bambini che vanno a scuola. Fino a ieri abbiamo vissuto in condizioni durissime. Abitavamo nelle baracche di via Germagnano: un campo sovraffollato e sporco, senza acqua elettricità, con i bambini sempre in pericolo in mezzo ai topi e ai serpenti. Quando c’è stata l’alluvione, solo un mese fa, al campo l’acqua era dappertutto e sono dovuti arrivare i Vigili del Fuoco per toglierla. Ma tolta l’acqua è rimasto il fango dentro alle nostre case e tanti dei nostri figli si sono ammalati. Ora ci siamo stancati di questa miseria. Da ora in poi vogliamo vivere una vita normale, come tutti voi. È per questo che abbiamo occupato questa casa: sappiamo che è illegale, ma sappiamo anche che è una cosa giusta. Questa casa è stata abbandonata e vuota per tanto tempo, ma noi la faremo rivivere e la trasformeremo in un posto bello per viverci, per noi e per i nostri bambini.

Vi ringraziamo per la vostra attenzione, I nuovi abitanti di Via Pisa 5


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Casa Diritti Dignità Lavoro Reddito x tutti e tutte

lunedì 10 Marzo 2008 è partita l’operazione

Casa Diritti Dignità Lavoro Reddito x tutti e tutte
CusCus
Ore 18:30

Arrivano il furgone con la musica, i tavoli la tenda.
In un attimo si allestisce un accampamento. La piazza di fronte al comune si trasforma in un campo profughi, che se non fosse per la musica e l’aria di rabbia e lotta che si respira, non sarebbe troppo diverso da i campi profughi dai quali tutte le persone che stanno occupando via Bologna sono passate durante il viaggio che li ha portati dai loro paesi d’origine in Italia.

Ore 19:30

Dopo aver proiettato un documentario prodotto dal comitato di solidarietà sulla storia dell’occupazione, aver cenato a base di un ottimo Cuscus e thè arabo offerto dalla comunità di Porta Palazzo; si è tenuta un’assemblea per decidere come proseguire questa settimana di mobilitazione che ci porterà al corteo di Sabato 15 Marzo.

La prima decisione è stata quella di non andarsene da davanti al comune e di restare anche tutta la notte.
Parte così il presidio permanente.

La solidarieta dei cittadini e delle cittadine ancora una volta si è fatta sentire molte persone grazie al passaparola sono scese in piazza a fianco degli/delle occupanti.
E’ evidente che esitono due città quella degli apparati politici dei partiti in grado solo di riprodurre se stessi e sordi alle esigenze della vita delle persone e quella delle persone appunto, fitta rete di scambi solidali e resistenti.

Tutta la città è invitata a partecipare.

A FIANCO DELLA LOTTA DEI/DELLE RIFUGIATI/E PER I DIRITTI, LA CASA, LA SALUTE ED IL LAVORO

A FIANCO DELLA LOTTA DEI RIFUGIATI/E PER LA CASA, LA SALUTE E IL LAVORO

Abbiamo scritto questo documento per favorire la discussione tra tutti/e coloro che hanno partecipato a questa lotta e per avere una storia (condivisa da tutte e tutti) da poter raccontare all’esterno, per raccogliere solidarietà e supporto. Vi invitiamo a partecipare alla assemblea del 10 marzo sotto il comune, a venirci trovare al presidio, a partecipare al corteo del 15.

Per sostenerci ed aderire mandate una mail a  viabolognaoccupata@libero.it

 

Dalla fine dell’estate, un gruppo di un centinaio di rifugiati e rifugiate politici e con permesso per
motivi umanitari provenienti da Sudan, Darfur, Etiopia, Eritrea, Somalia, Costa d’Avorio, Ciad, Niger, Sahara occidentale, Libia, non trovando accoglienza nei pochi posti previsti a Torino, respinti/e dall’ufficio migranti del comune senza nessuna indicazione tranne che la lista dei dormitori, ha trovato rifugio per la notte in una fabbrica da demolire a Settimo, senza riparo dal freddo, senz’acqua, luce, riscaldamento: una grossa topaia.

 

Guarda la puntata di “un mondo a colori” del 21 febbraio 2008 – Diritto d’asilo?

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TORINO: OCCUPATA UNA PALAZZINA DA 80 PROFUGHI DI DARFUR, ERITREA, ETIOPIA E SOMALIA

 

18 NOVEMBRE 2007

Dalle
17 di questo pomeriggio l’occupazione di una palazzina sita in via
Bologna cerca di costruire una risposta dal basso alla condizione
drammatica in cui versano un’ottantina di profughi provenienti dai
territori martoriati di un Africa lontana quanto profondamente percorsa
dai conflitti di una globalizzazione capitalista che – lì – si gioca
all’ultimo sangue.