Archivi categoria: Comunicati

Diritto di asilo, libertà di movimento per tutti/e!

Oltre 500 persone in corteo oggi pomeriggio a Torino. La manifestazione era stata convocata sotto la spinta di diversi migranti ospitati da mesi nelle strutture della cosiddetta “emergenza nord Africa” per chiedere lo sblocco dei documenti e la protezione internazionale per tutti quelli che sono arrivati in Italia la scorsa primavera fuggendo dalla guerra in Libia.

Il corteo era aperto dallo striscione “Diritto d’Asilo – Libertà di Movimento” e ha visto la partecipazione di molti migranti, provenienti sia dalle strutture di accoglienza, sia dalle occupazioni dei rifugiati in città uniti nel pretendere rispetto, diritti e dignità.

Il corteo si è via via ingrossato attraversando le strade meticce del quartiere di San Salvario e i diversi interventi che si sono susseguiti dal furgone oltre a denunciare il business del”emergenza per quello che riguarda la situazione di quanti sono in attesa del documento hanno via via declinato tutte le facce dello sfruttamento e del razzismo istituzionale che i migranti e le migranti subiscono ogni giorno. Interventi sulle questioni del lavoro e dei documenti, della tassa etnica ultimo regalo dell’ex Ministro Maroni, della crisi che stritola, delle difficoltà abitative, hanno animato tutto il percorso del la manifestazione che ha attraversato il centro della città per concludersi in piazza Castello.

Importanti e significative le presenze dei rifugiati da corso Chieri in piazza per uscire dall’invisibilità in cui le istituzioni locali li hanno abbandonati dopo il fallimentare progetto di via Asti, la partecipazione di una delegazione di universitari dallo studentato occupato di via Verdi e la partecipazione di un gruppo di migranti e antirazzisti da che hanno raggiunto Torino organizzando un autobus da Biella.

La mobilitazione di oggi segue il corteo che quest’autunno aveva introdotto la tematica dei richiedenti asilo dalla Libia, e la partecipata assemblea cittadina di inizio anno, che aveva individuato la data di oggi come momento per rilanciare la campagna per i diritti e la dignità contro la logica dell’accoglienza emergenziale.

Una lotta che, è importante non dimenticarlo, oggi è tornata a mostrarsi con determinazione nel centro città, ma diverse volte si è mossa in maniera spontanea e auto-organizzata a partire proprio da alcune delle strutture di accoglienza sparse sui nostri territori.

Come diciamo da qualche tempo la questione dell’emergenza nord-Africa che emergenza non era, è per noi una questione di diritti negati, che è urgente affermare attraverso percorsi di mobilitazione collettiva che abbiamo la forza di rimettere al primo posto la dignità dei migranti e delle migranti. Continuare a costruire percorsi di solidarietà reale, far crescere lotte e mobilitazioni per mantenere alta l’attenzione su una questione che farebbe molto più comodo a chi governa tenere nell’oblio.

[vsw id=”fHJXJbRUCyM” source=”youtube” width=”640″ height=”480″ autoplay=”no”]

Sab 21 Gennaio 2012 – CORTEO Documenti per Tutti/e

SABATO 21 GENNAIO 2012 ore 15 – Fronte Stazione Porta Nuova, Torino

—–>CORTEO<—–
DOCUMENTI PER TUTTI/E – STOP AL BUSINESS DELL’EMERGENZA

Dalla scorsa primavera oltre 22mila persone che sono arrivate in Italia fuggendo dalla Libia bombardata dalla NATO sono “posteggiate” in migliaia di piccoli centri di accoglienza sparsi per tutto il paese. Una situazione che il Governo Berlusconi aveva archiviato sotto il nome di “emergenza nord-africa” e di cui aveva delegato la gestione alla Protezione Civile.
E Protezione Civile vuol dire procedure eccezionali ed urgenti, struttura semi-militare nazionale, spesa quasi senza controllo, contabilità semplificata, deroghe, nessuna gara d’appalto.
Da molti mesi migliaia di persone vivono in questi centri (ex colonie, alberghi, parrocchie, campi della croce rossa) in attesa che le commissioni territoriali valutino le loro domande di asilo… in molti rischiano di vederla respinta perchè arrivano in Italia dopo essere fuggiti dalla Libia ma erano in Libia provenienti da paesi non considerati instabili e quindi non inseriti nelle liste di protezione internazionale.
La vera emergenza è quella che è stata creata dal Governo, ed è un emergenza che costa centinaia di migliaia di euro pubblici che non garantiscono certo i diritti e la dignità dei richiedenti asilo ma ingrassano le tasche di quella parte di privato sociale che vede nell’accoglienza non un diritto da tutelare ma un business da sfruttare.A questo si aggiunge il calvario delle perdita di permessi di soggiorno per chi perde il lavoro col rischio di finire in un CIE, le tasse “etniche e razziste” sui permessi di soggiorno e il dramma della sanatoria truffa del 2009″

Questa situazione deve finire! Protezione umanitaria per tutti e tutte subito!

*Protezione umanitaria per chi fugge dalla Libia in guerra a prescindere dal proprio paese di provenienza
*Permesso di soggiorno a tutti i migranti e le migranti
*No al business della finta accoglienza
*Solidarietà e piena accoglienza
*Casa – Lavoro – Residenza per tutt* i/le rifugiat*
*Mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro
*No al razzismo
*Chiudere i CIE

Assemblea per il diritto di asilo

richiedenti asilo/migranti

Videospot
[vsw id=”O9qRQ8vGm3k” source=”youtube” width=”640″ height=”480″ autoplay=”no”]

Sab 14 Gennaio 2012 – Rosarno: due anni dopo. Presidio/distribuzione + proiezione

ARI Piemonte, Ong M.A.I.S., Equosud, Csoa Gabrio

Sabato 14 gennaio 2012 dalle 15 alle 19
in via Nizza 230 (di fronte a Eataly) e via Livorno 51 (di fronte Iper Coop)

Rosarno, due anni dopo
Giornata di sostegno alla resistenza contadina e bracciantile
contro lo sfruttamento, per i diritti e la dignità

Il 7 gennaio 2010, scoppia la rabbia dei braccianti africani impiegati nella raccolta degli agrumi a Rosarno, in Calabria.
Dopo due anni migliaia di persone continuano ancora a lavorare per pochi soldi sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del sistema dei caporali e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Ma da allora alcuni di questi lavoratori hanno iniziato a lottare per i propri diritti, coinvolgendo altre realtà, associazioni, centri sociali, gruppi di acquisto solidale e popolare, associazioni contadine, sindacati dal sud al nord Italia.

Sabato 14 gennaio 2012, dalle 15 alle 19, ARI Piemonte, Ong M.A.I.S., Equosud, Csoa Gabrio saranno in piazza (via Nizza 230, di fronte a Eataly, e in via Livorno 51, di fronte all’Iper Coop) per dare visibilità alla Campagna “SOS Rosarno” nella distribuzione diretta di agrumi provenienti da agricoltura biologica e da aziende contadine della Piana di Gioia Tauro che assumono i lavoratori migranti nel rispetto dei diritti sindacali e umani.
Per tutto il pomeriggio, le organizzazioni promotrici dell’iniziativa distribuiranno le arance prodotte in Calabria in cambio di un’offerta e saranno a disposizione con materiale informativo per raccontare l’iniziativa.

L’evento di Torino si inserisce in una serie di manifestazioni Continua la lettura di Sab 14 Gennaio 2012 – Rosarno: due anni dopo. Presidio/distribuzione + proiezione

Solidarietà a Femminismo a Sud!

Le compagne ed i compagni del CSOA Gabrio esprimono solidarietà a Femminismo a Sud, blog femminista e antifascista che ha avuto il coraggio e la coerenza di evidenziare come alcune e alcuni ‘intellettuali’, di sinistra e non, abbiano avviato nel tempo un processo di sdoganamento e di cosmesi di Casapound, realtà neofascista italiana. (link: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/12/16/chi-ha-sdoganato-casapound/). Parlare di Casapound senza far emergere il loro fascismo strisciante e subdolo, trascurando ciò che comporta e ha comportato in passato il fascismo, significa edulcorare una realtà violenta, che coltiva il culto della violenza e della sopraffazione verso il diverso ed il più debole. A riportare le masse indifferenti alla realtà del fascismo di Casapound ci ha pensato il camerata Casseri il 13 dicembre, assassinando Samb e Diop a Firenze. Tale però è il livello di afFascinazione attuale, che nemmeno quelle morti sono bastate a far ragionare con onestà intellettuale chi ha contribuito ad un immaginario di Casapound costruito e fasullo, una Casapound fascista ma di ‘fascisti buoni’. E’ bastato che Femminismo a Sud mettesse questi ‘intellettuali’ di fronte alle proprie responsabilità, senza giudizi o conclusioni di sorta, ma rilevando il pericolo insito nel normalizzare contenuti inequivocabilmente fascisti, perché venisse attaccata ripetutamente e brutalmente. I media mainstream hanno una pesante responsabilità nel formare l’opinione pubblica, e negli ultimi anni abbiamo assistito ad una marginalizzazione – quando non criminalizzazione – del pensiero antifascista, considerato un retaggio nostalgico o peggio, estremista del passato. I fatti dei giorni scorsi, ultima espressione del fascismo mai scomparso da questo paese, ci mettono di fronte all’importanza e alla necessità del portare avanti la lotta antifascista con tutte le nostre forze, e ci vedono in prima linea nel dare la nostra piena solidarietà alle compagne ed ai compagni di Femminismo a Sud. Antifascismo e resistenza sempre

Dal Pogrom di Torino agli omicidi di Firenze: una riflessione del CSOA Gabrio.

 

Torino-Firenze. Città che spesso provano a vendere un animo solidale e accogliente. Città Democratiche. Incendio alle abitazioni dei rom all’ex cascina della Continassa a Torino. Omicidio di due persone di origine senegalese e ferimento di altre tre da parte di Gianluca Casseri, simpatizzante neo-fascista di Casa Pound a Firenze.

Due episodi gravi, che pongono con urgenza la necessità di ridare parola alle piazze per dimostrare tutta la nostra opposizione la fascismo e al razzismo. Ma anche due episodi che ci impongono una riflessione che sia al tempo stesso denuncia delle dinamiche che li hanno generati, delle dinamiche che alimentano il fascismo e il razzismo nelle nostre città

Dietro l’omicidio di Modou Samb e di Mor Diop a Firenze c’è un razzismo strutturale che individua il “nero” come uno degli obiettivi simbolo proprio perchè diverso dal punto di vista razziale. Qui la mano che uccide è fascista, ed è armata da un’ideologia che crede ciecamente nella superiorità della cosiddetta “razza ariana”. Su questo dentro le sedi di Casa Pound vengono organizzati incontri e “cultura”. Casa Pound, organizzazione protetta da molti politici amici del centro destra, e da  alcuni politici e “intellettualità” del centro sinistra, democratici e disponibili al dialogo e al confronto con i fascisti del terzo millennio.

Per quello che riguarda l’incendio appiccato alle abitazioni della Continassa, pensiamo che forse  alcuni degli organizzatori del corteo alle Vallette respingerebbero le accuse di avere un’ideologia razzista come ispirazione. Al corteo ci pare fosse presente anche uno striscione con la scritta “no al razzismo sì alla giustizia di quartiere”… ma poi ha evidentemente preso forza la frustrazione e la rabbia per viversi il quotidiano in un quartiere complesso -con la crisi che morde e le istituzioni che latitano- e questa frustrazione ha generato violenza razzista nella sua forma più atavica e barbara, quella del pogrom. Un razzismo diffuso nel senso comune, che trova nei rom -gli ultimi degli ultimi- il facile capro espiatorio in un momento in cui evidentemente nei quartieri in troppi faticano ad individuare come responsabile della crisi e della precarietà le istituzioni e i gruppi di potere economici e bancari. E poi dietro la storia delle Vallette c’è anche altro: un retroterra culturale bigotto e maschilista che pretende di imporre un modello di sessualità femminile perverso, in cui è meglio perdere la verginità perché vittima di violenza piuttosto che per una scelta consapevole. Meglio la sopraffazione di un corpo che l’ammissione del diritto al piacere. E poi c’è il machismo, ben rappresentato dalla risposta violenta di chi ha deciso di ergersi a difensore di una supposta dignità perduta, di chi ha deliberatamente scelto di strumentalizzare la sofferenza di una ragazza di 16 anni, di chi si nasconde dietro il ridicolo pretesto dell’onore violato per dare sfogo ad un diffuso sentimento razzista.

Non abbiamo voluto fare questa distinzione per accademia o per classificare i due episodi in base alla pericolosità: entrambi sono pericolosissimi! Entrambi gli episodi ci parlano di razzismo e di fascismo ma su terreni diversi e da diversi presupposti… gli esiti poi sono molto simili e per questo serve provare a proseguire il confronto e il coordinamento per contrastare i neo-fascisti organizzati e per rompere quel razzismo da senso comune che si insinua nei quartieri.

Su Casa Pound ci viene da dire: a ciascuno il suo! Le realtà autorganizzate, i collettivi, i sindacati di base, gli antifascisti e le antifasciste in ogni realtà in cui sono presenti si sono sempre opposti  all’agibilità politica per i fascisti del terzo millennio; forse sarebbe ora che una certa sinistra salottiera (Telese, Sansonetti e Morucci solo per citarne alcuni) che ha ritenuto chic e politicamente sensato interloquire in vario modo e a vario titolo con Casa Pound si rendesse conto di aver legittimato in questo modo un’organizzazione neo-fascista nella teoria e nella pratica. È troppo alla luce di quello che è successo  finirla di raccontarsi e raccontare la favola malsana della necessità di superare gli steccati?! Secondo noi difendere l’antifascismo in termini politici, sociali e culturali è sempre una buona pratica, ed è -insieme alla possibilità di riaprire spazi di conflitto- il sale della democrazia. Ci sembra poi significativo che la Comunità Senegalese di Firenze abbia chiesto con forza la chiusura di Casa Pound, anche se al tempo stesso “abbiamo dei sogni ma senza troppe illusioni”.

E questo anche perchè abbiamo visto per l’ennesima volta

Continua la lettura di Dal Pogrom di Torino agli omicidi di Firenze: una riflessione del CSOA Gabrio.

Sabato 17 dicembre: in piazza contro fascismo, razzismo e sessismo

DAL POGROM DI TORINO
AL KILLER NEOFASCISTA DI FIRENZE
CONTRO OGNI RAZZISMO/FASCISMO

Torino quartiere Le Vallette: Sabato 11 dicembre poco prima di cena. Da due giorni sui giornali e nel quartiere gira la notizia che due rom hanno violentato una ragazzina di 16 anni di zona. Circa 500 persone, con loro anche esponenti politici di primo livello locale come ad esempio la segretaria provinciale del PD, si ritrovano per “far sentire vicinanza alla vittima” ma anche – questo un altro slogan- per “ripulire la Continassa”, il vicino campo rom. Nel frattempo davanti ai carabinieri la ragazza dichiara: “Mi sono inventata ogni cosa. Era la mia prima volta, è arrivato mio fratello, mi sono vergognata e ho inventato la storia”. Il corteo finisce con un nutrito gruppo di persone che arriva alla Continassa e in maniera assolutamente indisturbata brucia il campo. Gli abitanti del campo non ci sono più, qualcuno ritornerà nei giorni successivi per recuperare quel niente che rimane. Si è consumato un pogrom. Quello che è successo sabato è una violenza figlia del razzismo ma anche del machismo e della falsa morale.
Firenze. Martedì 13 dicembre: Gianluca Casseri, spara uccide Modou Samb di 40 anni e Mor Diop di 54 anni, entrambi di origini senegalesi (ferendone altre tre presone tutti sempre senegalesi) mentre vendevano in piazza Dalmazia, zona nord di Firenze.
Gianluca Casseri, che poi si è sia suicidato, era un neo-fascista e un razzista simpatizzante di Casa Pound, gruppo di estrema destra di cui diversi simpatizzanti si sono già resi responsabili di aggressioni razziste e omofobe ai danni di migranti, rom, attivisti antirazzisti e collettivi.
Il pogrom razzista di Torino ai danni dei cittadini rom e questa tragedia di Firenze sono l’iceberg di un retroterra culturale e sociale silente che sicuramente certe norme ( la legge Bossi-Fini, il pacchetto (in) sicurezza, le delibere comunali anti-ambulanti, anti-rom, anti-lavavetri, ecc…) alimentano attraverso una recrudescenza su cui bisogna assolutamente riflettere e operare.
Perché si tratta di due episodi, che anche se sono sicuramente diversi, indicano comunque che il razzismo è presente e radicato nella nostra società e nel quotidiano, seppure assumendo forme diverse, è un cancro violento che continua a uccidere. Per questo è importante costruire unità fra quanti si oppongono al fascismo, al razzismo, all’omofobia, al sessismo, e ad ogni forma di discriminazione.

Riteniamo urgente mandare un segnale di solidarietà verso chi è stato vittima di questi due terribili episodi. Mandiamo un segnale anche dalla nostra città!

SABATO 17 DICEMBRE ORE 16:30
PRESIDIO IN PIAZZA CASTELLO – TORINO
(angolo via Garibaldi)

Associazione Senegalese di Torino – Federazione nazionale rom/sinti – Associazione degli ivoriani Piemonte/Valle d’Aosta – Collettivo Immigrati Auto-organizzati – CSOA Gabrio – Coordinamento USB Migranti Torino –  Movimento Richiedenti asilo – Network Antagonista Torinese-  Circulo Josè Carlos Mariàtegui Torino – USB Torino – CUB Reg. Piemonte-…

Festa del Raccolto 2011: Che successo?!

A qualche giorno di distanza dalla Festa del Raccolto 2011 ci sentiamo di voler condividere alcune riflessioni rispetto al grande successo e alla forte affluenza, più di 7000 persone in due giorni, che questa dodicesima edizione ha fatto registrare. E’ innegabile che dall’entrata in vigore della Fini- Giovanardi nel 2006 registriamo annualmente un forte incremento di presenze a questo evento. Evidentemente rispetto ad un sistema fortemente proibizionista come è quello Italiano, ci viene da pensare che la gente sia stufa di politiche repressive sulle sostanze, di doversele procurare al mercato nero, con relativa scarsa qualità che tale mercato offre, di vivere la paranoia quotidiana di venire licenziati, di rimanere senza patente o peggio di finire in carcere. D’altronde i dati parlano chiaro, In Italia dal 1991 ad oggi più di 800 mila persone sono state sottoposte a sanzioni penali e/o amministrative per detenzione di sostanze; i controlli su strada e nei posti di lavoro sono in forte aumento, così come i suicidi in carcere di detenuti consumatori di droghe. Parallelamente il narcotraffico continua a rimanere il terzo affare mondiale dopo armi e petrolio e, nonostante sia stato dimostrato il fallimento e l’inutilità della “war on drugs”, in Italia non c’è la ben che minima intenzione di cambiare registro, dimostrata dal fatto che l’investimento attuato nel campo della prevenzione è ridicolo: meno di 10 centesimi per abitante. Una politica sulle droghe puramente dottrinale e distante da logiche di promozione della persona, unita ai tagli alla sanità conseguenti alla crisi, hanno praticamente cancellato i pochi servizi pubblici esistenti di riduzione del danno e di limitazione dei rischi. Alcune esperienze territoriali, tra cui quella recente di Bolzano, ci rivelano che stanziando 1 euro a testa in prevenzione si possono ottenere ottimi risultati in termini di promozione della salute e del benessere, ma l’inutile strumento repressivo sembra rimanere l’unico attuabile e praticabile dal punto di vista del nostro Stato.

Siamo consapevoli che una parte delle persone che partecipano alla festa del raccolto, al di là delle nostre intenzioni, vive l’evento con una dinamica individualistica di pagare l’ingresso (con cui noi finanziamo le attività del centro) per consumare. Di questo non ci meravigliamo dal momento che, comunque, siamo “figli del proibizionismo” e del consumismo, ma vogliamo emanciparci da quest’ottica che ci infastidisce ogni anno di più: sentiamo il bisogno di crescere e di ribadire che altre forme di socialità e di uso sono possibili. Sosteniamo l’autoproduzione in quanto pratica di riappropriazione, unico strumento in grado di garantire la genuinità delle piante e, nel contempo, di fare uscire la cannabis dal mercato illegale. La cura e l’amore per il proprio raccolto sono ben altra cosa delle logiche di “piazza” e di spaccio che profondamente avversiamo, e non ci stiamo al fatto che al Gabrio possano in qualche modo riproporsi. Lo spirito che ci anima è quello della condivisione e ci auguriamo che la festa del raccolto possa diventare un evento in grado di mettere a confronto pratiche diverse di coltivazione e di lavorazione del prodotto grezzo, che i coltivatori la attraversino con un maggiore protagonismo e che il sistema dello scambio, della socializzazione, sia preponderante rispetto alle dinamiche attuali che paiono ridurre la nostra scelta politica di condividere il nostro raccolto, ad una fumata “aggratis”, per lo più occasionale. Il modello che abbracciamo è quello della depenalizzazione dell’uso di tutte le sostanze e dei cannabis social club, già attivi in alcuni paesi europei, una sorta di consorzio di consumatori autorizzati a coltivare e a godere dei frutti della propria terra. A questo vogliamo arrivare e per questo da 17 anni lottiamo contro ogni forma di proibizionismo, convinti del fatto che il confronto, la relazione e la socialità valgano più di divieti, imposizioni ed isolamento. Sentiamo pertanto il bisogno di chiarire le nostre posizioni e di diffonderle il più possibile, affinché la festa del raccolto non venga inglobata dal mercato e non si trasformi in un evento di stampo consumistico, anche perché se così fosse saremo costretti a metterla in discussione rivedendone forme e modalità.

CSOA GABRIO

Giovedì 24 Novembre 2011: Riunione rete Precar@

Il 3 novembre, in concomitanza con l’inaugurazione del Punto S. Precario/ Agenzia per il conflitto, si è tenuta un’assemblea che ha visto la partecipazione di alcune realtà significative della metropoli torinese che sono attive sul terreno delle tematiche del lavoro, dei diritti, dei bisogni sociali, della certezza del reddito.
L’assemblea, pur nella sua parzialità, ha fotografato le condizioni dei diversi segmenti sociali che vivono pienamente dentro gli effetti della crisi e delle politiche di austerità messe in atto dai poteri nazionali e locali.
Gli oltre 20 interventi della serata hanno verificato la comune condizione di incertezza generale che, in modo diverso, attraversa la maggioranza dei soggetti sociali del nostro territorio.
La precarietà effettiva e i processi di precarizzazione in atto e tendenziali dei lavoratori “garantiti” costituiscono una condizione materiale comune: l’ “esclusione”, un tempo fenomeno marginale, è entrata oramai all’interno dei processi di produzione come un dato tendenzialmente maggioritario.
Le diverse realtà presenti hanno condiviso l’idea di iniziare a connettere le iniziative per creare una rete cittadina che operi per rompere l’isolamento in cui si danno le iniziative di resistenza all’incedere della crisi e che inizi a pensare a modalità che consentano di passare all’offensiva.
Dalla riunione è emersa la necessità di procedere ad un confronto finalizzato a discutere operativamente iniziative mirate e condivise in tempi ravvicinati.
Giovedì 24 novembre ci troviamo per proseguire un confronto che sappia muoversi concretamente verso:
* l’articolazione, nelle diverse realtà, di una comune campagna per il reddito
* la costruzione di un mutualismo delle lotte
* la condivisione dei saperi che si producono nelle concrete situazione
* la mappatura delle diverse esperienze di resistenza e di lotta che s i danno nella nostra metropoli
mediante un lavoro di inchiesta mirato ad individuarne i tratti comuni

Lanciamo quindi la proposta di incontrarci

Giovedì 24.11.2011 alle ore 21 al CSOA Gabrio in via Revello n.5

 

Solidarietà a Luca e Fabio!

“Negro di merda vieni qua! Dove scappi! Coniglio! Zecca!” Ci ricordiamo distintamente la sera del 28 gennaio 2009 le frasi che gridavano i poliziotti dei reparti mobili mentre caricavano con violenza il corteo di rifugiati e attivisti del Comitato di Solidarietà.

Dopo un fallimentare incontro al Comune di Torino avevamo infatti deciso di raggiungere la Prefettura. Arrivati sotto i portici della Prefettura eravamo ancora un centinaio di persone. Abbiamo chiesto ai funzionari di piazza un dialogo con la prefettura per ottenere almeno garanzie di non sgombero per lo stabile che i rifugiati e le rifugiate stavano occupando in corso Peschiera; mentre i funzionari ci illudevano che la nostra richiesta di interlocuzione fosse stata presa in considerazione, invece di veder comparire un interlocutore, arrivarono diverse camionette della celere. Poi un applauso sarcastico, qualche slogan ironico rivolto alle forze dell’ordine e immediatamente, senza alcuna ragione, le forze dell’ordine operarono una prima carica.

A quella carica ne seguirono molte altre lungo tutta piazza Castello, mentre il corteo provava a difendersi da quell’aggressione a freddo. Il bilancio di quella violenza della polizia fu di una ventina di feriti tra i manifestanti di cui un compagno del csoa Gabrio con 30 giorni di prognosi, una mano rotta e il volto tumefatto dai colpi inferti dagli agenti. I giornali del giorno successivo parlavano di 6 agenti lievemente feriti.

A distanza di più di due anni, oggi due compagni del csoa Askatasuna presenti in piazza in solidarietà con i rifugiati e con la loro lotta sono stati condannati in primo grado a 1 anno e sei mesi. Una condanna che nega l’aggressione che tutte e tutti abbiamo subito quella sera, in un momento di lotta e di legittima rabbia di chi da mesi occupava l’ex clinica San Paolo in attesa di una risposta da parte delle istituzioni. Una condanna che si inserisce a pieno dentro la tesi politica sostenuta dall’allora sindaco Chiamparino e da tanta parte degli uomini di potere del PD cittadino, una tesi secondo la quale le lotte dei rifugiati erano lotte create ad arte dai centri sociali cittadini e non lotte che partivano dai bisogni reali di uomini e donne che le nostre istituzioni trattavano e trattano come pacchi postali, senza diritti e senza dignità. Lo dicevamo allora e lo ribadiamo oggi: pensare che alcuni compagni possano essere responsabili di aver “sobillato” la rabbia di centinaia di rifugiati politici significa sostenere una tesi profondamente colonialista: gli uomini e le donne africani che ottengono l’asilo politico in Italia non lotterebbero da soli per i propri diritti se non ci fosse qualche “bianco” a soffiare sul fuoco.

Con Luca e Fabio e tutti i compagni e le compagne che hanno attraversato l’esperienza del Comitato di Solidarietà, abbiamo ben conosciuto la rabbia dei rifugiati, ci abbiamo convissuto giorno dopo giorno dentro le occupazioni, ed è la stessa rabbia che brucia i campi di accoglienza, che esplode a Lampedusa, che infiamma ogni luogo in cui i migranti vengono ignorati e privati dei più elementari diritti.

Quella rabbia continuerà a esplodere, per fortuna a prescindere da noi tutt*.

A Luca e Fabio tutta la nostra solidarietà!

 

CSOA GABRIO