I muri sono fatti per essere arrampicati

Essere ribellə significa anche non arrendersi.

Dall’apertura dell’inutile Cantiere di Chiomonte lo storico settore boulder della Maddalena ha subito un lento ed inesorabile abbandono: l’obbligo di farsi identificare per accedere all’area, le recinzioni con il filo spinato ed il presidio costante di esercito e polizia la fanno sembrare una zona di guerra più che un ottimo posto per passare una giornata ad arrampicare.

Per questo ieri siamo tornatə proprio lì a fare boulder con il Comitato Giovani No TAV. Abbiamo segnato con dei bollini rossi il percorso che porta al settore centrale, così da aggirare agevolmente il check point di via dell’Avanà, e abbiamo pulito i primi blocchi da muschio, rovi e sterpaglie.

Essere una palestra popolare significa anche riuscire a creare punti di contatto e intersezione tra le lotte. Ricordarci che il nostro impegno nella costruzione di spazi e momenti liberi da gerarchie, sessismo e capitalismo non è isolato ma è condiviso da una più ampia rete sociale arricchisce il nostro percorso politico e ci fa sentire parte di una collettività.
Riportare i nostri corpi di sportivə e appassionatə tra i castagni appena fuori dalle mura del Cantiere ci permette di conoscere il territorio che ci vogliono sottrarre e che vogliamo difendere.

La libertà di movimento è per noi essenziale: scalatori e scalatrici che vedono nelle mura nient’altro che ostacoli scalabili e non frontiere inattraversabili. Questo va in contrasto con ciò che è accaduto a Musa, ucciso dallo Stato italiano dentro le mura del CPR, dove era costretto ad una situazione di immobilità dopo abusi e soprusi subiti.

Contro ogni frontiera! Musa vive, i morti siete voi!

Non ci siamo ancora arresə all’idea di aver perso l’ennesimo luogo che ci sta a cuore per colpa di un’opera inutile e dannosa.
Non difendiamo la natura, siamo la natura che si difende.

Moussa Balde , un suicidio di Stato

Ancora una volta ci troviamo a scrivere di una morte all’interno del Lager per migranti di corso Brunelleschi.
Ancora una volta si tratta di una morte avvenuta in maniera poco chiara, in cui sono evidenti le responsabilità di polizia e di Gepsa, l’ente gestore del CPR.
Musa, un ragazzo di soli 23 anni, è stato trovato senza vita all’interno dall’ospedaletto, un’area detentiva separata dalle altre, utilizzata ufficialmente per isolamento sanitario, ma che molto più spesso serve come area di isolamento punitivo.
La prime dichiarazioni delle forze dell’ordine parlano di suicidio per impiccagione tramite un lenzuolo. Le testimonianze che con fatica riescono a uscire dalle mura del Cpr lasciano, invece, la porta aperta ad altre ipotesi ancor più inquietanti.

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(R)Esistere – 73 anni dalla Nakba – Progetto Palestina

Potrebbe essere un'immagine raffigurante testo

● Sabato 15 maggio ore 15 – Piazza Castello Torino

● Installazione di una mostra fotografica che racconta la Palestina accompagnata da musica e canzoni

● Domenica 16 maggio ore 19 – CSOA GABRIO

● Proiezione del film “1948” di M. Bakri (1998)

***
Il 15 maggio ricorre l’anniversario della Nakba, la catastrofe che diede avvio all’esodo di 700.000 palestinesi, espulsi e costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie terre in seguito alla distruzione di centinaia di villaggi a opera del nascente Stato di Israele.

Si contano ad oggi:
73 anni di pulizia etnica perpetrata dallo stato di Israele ai danni del popolo palestinese.
73 anni di violenze ed abusi quotidiani, di assedio e privazione dei diritti umani.
73 anni in cui il popolo palestinese, generazione dopo generazione, continua a lottare e resistere affiché vengano garantiti i propri diritti fondamentali, come il diritto al ritorno dei profughi che, nonostante venga sancito da numerose risoluzioni ONU, non solo non viene rispettato ma viene in tutti i modi ostacolato.

In questi decenni, infatti, Israele non solo ha impedito il ritorno dei profughi, ma ha annesso a sé numerose terre palestinesi, costruendovi colonie israeliane, trasformando così l’intera configurazione geografica della Palestina in una realtà frammentata e invivibile.

Ancora oggi, i palestinesi affrontano quotidianamente il dramma dell’espulsione dalle loro case e dalle loro terre. Ciò che sta accadendo a Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme Est, proprio in questi giorni ne è un esempio chiaro: più di 200 palestinesi devono affrontare lo sgombero e lo sfratto forzato dalle loro case perché i coloni israeliani le hanno reclamate. Quotidianamente assistiamo a presidi di solidarietà e manifestazioni organizzate dalle/dai palestinesi di Sheikh Jarrah che vengono represse violentemente dall’esercito israliano. Questo è in continuità con ciò che accadde nel 1948 in Palestina.

Un muro lungo 730km, illegale secondo il diritto internazionale, è stato costruito da Israele al fine di segregare, frammentare e limitare la libertà di movimento dei palestinesi. Per poter passare da una parte all’altra i civili palestinesi devono superare dei checkpoints dove sono costretti ad aspettare per ore e ore senza la certezza di poterlo infine attraversare.

La striscia di Gaza è la più grande prigione a cielo aperto: l’uscita e l’ingresso di persone a Gaza, così come quello di medicinali e beni necessari, sono ostacolati quotidianamente a causa dell’embargo.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite del 2008, Gaza sarebbe diventata invivibile entro il 2020. Ebbene siamo nel 2021 ma la situazione non è cambiata né accenna a migliorare.

Con l’epidemia di covid, la situazione in Palestina non ha fatto altro che peggiorare. Invece di proteggere TUTTA la sua popolazione, lo stato che si proclama unica democrazia del Medioriente ha intensificato le violenze, gli abusi e le discriminazioni ai danni dei Palestinesi. Israele non ha garantito ai cittadini palestinesi dei territori occupati vaccini, tamponi o dispositivi di protezione. Questo è il modello israliano dei vaccini che i nostri media tanto adulano.
Le misure contenitive anticovid sono state strumentalmente utilizzate per incrementare la segregazione e l’oppressione dei palestinesi, come gli ultimi fatti a Gerusalemme ci dimostrano.

Mentre Israele festeggia il 73esimo compleanno, fondato sulla distruzione, il genocidio, il razzismo e l’oppressione di un intero popolo, i palestinesi ricordano la Nakba. Una catastrofe che continua da 73 anni e non accenna a fermarsi. Continuano gli abusi sui civili, gli incedi e le demolizione delle case, le incursioni dell’esercito nei campi profughi, le espulsioni, i bombardamenti su Gaza e le annessioni di territori, illegali persino secondo le risoluzioni ONU.
Diverse le minacce di sanzioni millantate dall’UE tuttavia non sono altro che un tentativo di finta equidistanza e pacifismo che sappiamo essere prive di reale fondamento. Nella realtà, UE tesse stretti legami e rapporti economici, bellici e nella ricerca che di fatto legittimano e finanziano il colonialismo israeliano.

Scendiamo in piazza per ricordare la Nakba e denunciare le politiche oppressive, coloniali e di aparteid portate avanti dallo stato di Israele. Scendiamo in piazza per porre attenzione su ciò che sta accadendo a Sheikh Jarrah.
Diamo voce alla la resistenza del popolo palestinese, che lotta e si difende da 73 anni e reagiamo contro il silenzio complice internazionale, dei media e delle nostre istituzioni.

LA NAKBA CONTINUA, LA PALESTINA RESISTE!

BDS Torino
Giovani Palestinesi d’Italia
Collettivo Ujamaa
Giosef Torino Marti Gianello Guida APS
CSOA Askatasuna
Cambiare Rotta Torino – Noi Restiamo
Movimento No Tav
Le famiglie dello Spazio popolare Neruda
Infoshop Senza Pazienza
CSA Murazzi
Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito
Auletta Autogestita C1
Circolo ARCI Margot
Kollettivo Studenti Autorganizzati Torino – KSA
CUB Piemonte
USB Piemonte
Potere al Popolo Piemonte
Rete 21 marzo – Mano nella mano contro il razzismo
La Credenza – Bussoleno
Ah Squeerto Assemblea Queer Torino
Prendocasa Torino
Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso
Palestra Popolare Dante Di Nanni
Mediterranea – Torino
Dynamo Dora Rugby
NO TAV- Torino&Cintura
Ass. Islamica delle Alpi – Torino
Maurice GLBTQ
Associazione Almaterra
Si Studenti Indipendenti
LaSt Laboratorio Studentesco
Csoa Gabrio
OSA Torino
Movimento NO TAV
Fridays For Future Torino
Associazione Almaterra Torino
Non Una di Meno – Torino
ANPI “68 Martiri” Grugliasco
Comitato di Zona Aurora
Centro Studi Sereno Regis
Torino per Moria
Associazione Il Pulmino Verde
Associazione Lisangà
West Climbing Bank