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CHIUDERE TUTTI I CPR, CHIUDERLI SUBITO!

In un contesto di sempre maggiore stretta delle misure di contenimento
dell’epidemia da Coronavirus, centinaia di persone rimangono recluse nei
CPR  a tempo indeterminato senza alcuna tutela per la propria salute
.

I DPCM che si sono succeduti in questi ultimi giorni e le misure prese
da diversi paesi in tutto il mondo, con il blocco dei voli per e
dall’Italia, hanno comportato la graduale chiusura delle frontiere ma
non per quanto riguarda i rimpatri
. Infatti, il 9 marzo 2020 è stata
inviata a tutti i questori una circolare in cui si esplicita che
“dovranno essere assicurate le attività relative all’espulsione
degli/lle stranieri/e irregolari”, come già anticipato nel decreto n.11
art.2 dell’8 marzo 2020 in cui tra le eccezioni del rinvio delle udienze
rientrano “i procedimenti di convalida dell’espulsione, allontanamento e
trattenimento di cittadini di paesi terzi”.
La macchina della detenzione e del disciplinamento va avanti anche per
quanto riguarda le retate che proseguono senza sosta e portano nuovi/e
trattenuti/e all’interno dei CPR.
A fronte di un’emergenza sanitaria di tale portata, risulta più che mai
evidente la violenza strutturale ed organizzativa dei centri di
permanenza per il rimpatrio (CPR).
Le condizioni sanitarie pessime, le scarse possibilità di accedere alle
cure mediche, il sovraffollamento e l’ingresso giornaliero di
poliziotti, civili e nuovi/e trattenuti/e,rendono di fattoimpossibile la
messa in atto delle norme sanitarie imposte dall’ultimo DPCM all’interno
di queste strutture.
Le poche e confuse norme che regolano il CPR, non prevedono aree
utilizzabili al ricovero e all’isolamento sanitario
.
Cosa succederebbe se si dovessero registrare casi di persone positive al
Covid-19 all’interno del CPR?
Se già in condizioni di non-emergenza è inaccettabile la detenzione
forzata di persone a cui non viene riconosciuta la libertà di esistere –
al di là della concessione di inserimento in categorie produttive
(lavoro o studio) e riproduttive (ricongiungimenti familiari) utili e
riconosciute dalla società – ancora di più l’attuale situazione di
emergenza rende maggiormente evidente il razzismo istituzionale che ha
già deciso chi è sacrificabile
!

L’unica soluzione applicabile è la chiusura definitiva di ogni centro di
permanenza per il rimpatrio e la liberazione di tutte e tutti
.

Le nostre riflessioni sullo stato di emergenza

Le ultime settimane hanno segnato le nostre vite in modo profondo, facendoci piombare in una realtà che pensavamo distopica, ma che ci è arrivata addosso cambiando radicalmente le nostre vite. Una realtà che non eravamo (e non siamo) pronti ad affrontare, un cambio epocale di fase di cui dobbiamo ancora capire la reale portata. Allo stesso modo abbiamo sentito l’esigenza, come sempre, di superare le difficoltà individuali e personali, nel collettivo. Per questo negli ultimi giorni abbiamo creduto fondamentale parlare, discutere e confrontarci su quello che ci stava (e ci sta) accadendo. Il risultato è questo documento, una prima elaborazione, sicuramente parziale, che vuole essere un tentativo di condividere pensieri, timori, paure, proposte e rivendicazioni.

La prima cosa che questa pandemia ha dimostrato, in Italia, è il pessimo livello di salute del Servizio Sanitario Nazionale, che ancora nella mitologia popolare veniva citato come un fiore all’occhiello del nostro paese. Dopo 30 anni di politiche liberiste caratterizzate dall’aziendalizzazione della salute, da tagli progressivi al personale e ai posti letto e da esternalizzazione dei servizi, con finanziamenti sempre maggiori ai privati, il SSN mostra evidentemente le sue carenze. È noto a tutti che l’Italia è uno dei paesi OCSE più in basso nella classifica di spesa per la Salute (nel 2018 spendevamo il 68% in meno della Germania, il 47% in meno della Francia) e questa differenza di spesa non è senza conseguenze: per capirci la Germania ha 28.000 posti letto in terapia intensiva, mentre l’Italia ne ha soli 5.000, a fronte di una popolazione solo di poco inferiore.
Le proposte del Governo per sopperire a tale carenza sono perlopiù insufficienti e regressive: richiamare a lavoro gli operatori in pensione (paradossale se non irresponsabile, vista la raccomandazione del Consiglio dei ministri, per cui le persone anziane non devono uscire di casa); bloccare le attività ambulatoriali; cancellare i limiti all’orario massimo di lavoro per il personale impegnato nella gestione dell’emergenza; fare accordi con il privato non convenzionato.
Ancora una volta i costi economici non sono ripartiti in maniera equa e proporzionale ma si scarica il peso dell’emergenza sul pubblico e su una fascia della popolazione, si sacrificano i diritti del lavoro e si nascondono gli effetti reali che questa misura avrà sulla vita delle persone trasformando (il personale sanitario?) in eroi, costringendoli a invisibilizzare i propri problemi e i propri bisogni, schiacciati come sono tutti i giorni nelle pagine dei quotidiani tra santificazione e martirio. Nel frattempo si ragiona già di scegliere chi salvare in base all’età: qualche anno di troppo potrebbe costarti il posto in rianimazione. Continua la lettura di Le nostre riflessioni sullo stato di emergenza

Eric Gobetti – Giorno del ricordo, retorica e revisionismo delle foibe.

LE FOIBE NON FURONO LA SHOAH DEGLI ITALIANI!
Facciamo un po’ di chiarezza sui falsi storici intorno alla narrazione delle vicende del confine orientale che i partiti ci impongono!
Si tratta dell’ennesimo esempio di come, tra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio, la politica del nostro paese abbia costruito in modo bipartisan una narrazione ufficiale di tipo sciovinista, altamente patetica e auto-indulgente.
Ecco il video integrale dell’assemblea del 5 febbraio con Eric Gobetti, storico e antifascista, con cui facciamo chiarezza sulle falsità e sul revisionismo riguardo la celebrazione del giorno del ricordo, che specialmente di questi tempi, sono sulla bocca di tutte/i.
ringraziamo Manuel e Fabrizio per le riprese e le foto.
CSOA GABRIO – ZONA SAN PAOLO ANTIRAZZISTA

Corteo Antifascita – Rispediamoli Su Marte

⚠⚠ !Chiamata Antifascista! ⚠⚠
Corteo Antifascista
per le vie di Zona San Paolo
⚠⚠ RISPEDIAMOLI SU MARTE ⚠⚠

Sabato 26 Ottobre | ore 15,00
Via Monginevro angolo Via Genola

Aliud, organizzazione che si definisce “destra identitaria” ,ha annunciato l’inaugurazione della loro nuova sede in via Sestriere 9.

Si auto-definiscono nazionalisti e sovranisti, ma in realtà altro non è che la solita feccia fascista!
Blaterano di identità e tradizione, provano a vendersi come un’alternativa al sistema, ma da sempre sono i più abili lacchè di potenti e padroni.

Zona San Paolo oggi è un quartiere ad alta densità migrante, un quartiere che in passato fu Operaio, Antifascista e Partigiano, le sue strade ci raccontano storie di fame, di lotte disperate, di resistenza eroica e di sangue versato per la libertà.
I fascisti con le loro idee razziste, sessiste e omofobe non saranno i benvenuti, né qui né altrove.

San Paolo rifiuta il fascismo,
rispediamoli su Marte!

25 aprile – Ora e sempre Resistenza

☆25-26-27 APRILE☆
TRE GIORNI CONTRO FASCISMO, RAZZISMO E SESSISMO

☆25 Aprile in Borgo San Paolo
-Via Di Nanni Pedonale-

•Dalle ore 14,00 per tutto il giorno :
musica, grigliata, area bimbi/e, banchetti, distro, Torneo di biliardino e giochi popolari .

•Ore 15,00
Corteo per le vie di Borgo San Paolo nei luoghi della Resistenza .
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☆26 Aprile
Csoa Gabrio- via Millio 42

•Ore 21,00 proiezione di :
“La battaglia della ferrovia ”
Regia di Daniele Gaglianone e Paolo Gobetti

•a seguire Proiezione di :
“Libere ”
Regia di Rossella Schillaci

•Discussione finale con i registi su Resistenza e Cinema
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☆27 Aprile
Csoa Gabrio – Via Millio 42

•Dalle 23,00
Concertone Antifascista con :

☆FILIPPO ANDREANI
~”Il primo non esiste Tour” ~

☆ERRICO CANTAMALE
☆EUGENIO RODONDI

Domenica 14 aprile – Passeggiata Resistente 2019 (Val Susa)

RIMANDATA AL 5 MAGGIO

Passeggiata Resistente 2019 sui sentieri della battaglia della ferrovia e della 106° brigata Garibaldi
IL 25 aprile si avvicina e quest’anno vi invitiamo a passeggiare con noi sulle colline della Val Susa da San Giorio fino a Gravere.
Con il nostro passo oratorio percorreremo i sentieri e le borgate che videro nascere la resistenza in Val Susa già nel settembre del 1943 e furono il campo d’azione della “Giordano Velino”, la 106° brigata Garibaldi che partecipò alla guerra di liberazione fino conquista di Torino.
Visiteremo i luoghi e racconteremo la storia dei protagonisti della “battaglia della ferrovia£ combattuta tra l’ottobre e il dicembre del 1943, quando le prime bande partigiane riuscirono ad interrompere le comunicazione della ferrovia Torino Lione con un sabotaggio che gli stessi nazisti definirono “il più importante e grave” da loro subito nei territori occupati
Una giornata non solo per avere e ricostruire la nostra memoria collettiva, ma anche per godere degli stupendi paesaggi con un percorso dal dislivello minino ed adatto a tutte le età

Sarà disponibile una navetta con partenza e rientro dal CSOA GAbrio

Programma:
8:30 Ritrovo in via Milio 42, con partenza alle 9 per San Giorio in navetta
10: ritrovo San Giorio – frazione Martinetti e partenza dal monumento alla 106° brigata
17: Termine della passeggiata al ponte dell’Arnodera nell’omonima frazione di Gravere e rientro a Torino in navetta

Venerdì 11 gennaio – Spettacolo teatrale “Questione di centesimi”

CSOA Gabrio – via Millio 42

Ore 21.30

Una produzione MaF – Massa a Fuoco
di e con Pasquale Faraco
Regia di Paolo Schena
Luci di Dragan Miladinovic
Sonoro di Dragana Miladinovic e Musatafa Cengic

Lo spettacolo è dedicato a Maria Baratto, operaia FIAT di Pomigliano, ma ancora prima donna e guerriera.
Questione di Centesimi è il frammento di un turno di un operaio alla FIAT di Pomigliano messo sotto la lente di ingrandimento. L’operaio Riccardo Belladonna ci parla del tempo della fabbrica, ma anche del tempo della musica, della famiglia, dell’arte… E` sempre uguale? Il tempo emerge come il vero protagonista del monologo: sminuzzato, dilatato, rubato, ripetuto, automatizzato, ma mai veramente e pienamente esperito. Bisogna essere precisi, misurati, contingentati perché è davvero “questione di centesimi”. La vitalità di Belladonna (e la nostra) appare come l’unico vero antidoto alle nuove forme di sfruttamento di un lavoro che diventa, per tutti, sempre più alienato, quantitativo, svuotato.