Archivi categoria: Media e Regime

Resistenza agli sfratti: tre compagni condannati a 8 mesi

13Oltre 3 anni son passati dallo sfratto di Peppe in via Capriolo, e l’ingiustizia ha fatto il suo corso….
Per quello sfratto, per aver cercato di evitare che una persona anziana e sola finisse in strada, per esserci stretti attorno a lui e tra di noi per fermare la violenza della polizia, ma soprattutto -pensiamo- per punire quel che è partito dopo, le occupazioni in zona san paolo, ci volevano delle denunce esemplari: e così il pm ha chiesto un anno per 3 compagni, tramutate dal giudice in condanne a 8 mesi.
Per decidere, si son basati su un video dove si vedono le forze dell’ordine partire con una carica verso persone con le spalle al muro, dove si vede lo smandibolare dei cani da guardia, una telecamera distrutta, un quartiere militarizzato per una giornata intera, e i compagni che non abbassano la testa sono i colpevoli….

Peppe ormai non ha più bisogno di casa, è nei cuori di tutti noi, e il movimento continua e dirompe, non saranno le denunce a fermarci. Solidarietà e abbracci ai compagni che a questo giro il sistema giudiziario ha deciso di colpire.

Contro tutti i fascisti, solidarietà a Stefano!

Ancora una volta dobbiamo parlare di lame e di fasci. Ancora una volta un compagno è stato aggredito da due naziskin ed accoltellato. A quasi 10 anni dalla morte di Dax stavamo quasi tornando a piangere per un altro lutto. La gioia di saperlo fuori pericolo non diminuisce minimamente la rabbia per una azione così infame.

Fino a quando tollereremo la presenza nelle nostre strade di queste immondizie condannate dalla storia? Fino a quando tollereremo la presenza nelle nostre città di quelle fogne che sono i loro covi dove si insegnano solo razzismo, odio per il diverso, sessismo, autoritarismo, sottomissione al più forte, al capo?

È imperativo di tutti porre un freno deciso alla recrudescenza fascista, impedire il diffondersi di questo morbo che in periodi di crisi come il nostro attecchisce fin troppo facilmente. È dovere morale rimettere in campo tutte le pratiche dell’antifascismo che i nostri padri e le nostre madri ci hanno insegnato.

Non permettiamo a queste putride figure di farsi alfieri di un generico attacco antisistema, quando sappiamo benissimo quali sono i loro valori di riferimento. Impediamo il loro prendere piede nei nostri quartieri, rilanciamo la cultura della solidarietà, rigettiamo la prepotenza dei cultori della razza.

 Finché ci saranno i fascisti, l’antifascismo è una necessità.

Solidarietà ed un abbraccio a Stefano.

Chiudere tutti i covi razzisti ora!

Fuori Fassino dal corteo!

1° maggio. C’è chi pensa sia solo occasione per festeggiare, per sfilare in maniera rituale, come una vuota celebrazione da assolvere. Sicuramente questi sono i pensieri di personaggi come Fassino e della cricca del PD di cui è degno rappresentante. Quel PD che sostiene a livello nazionale il governo Monti e la ministra piangente Fornero che sta demolendo il sistema di protezioni sociali costruito negli anni grazie alle lotte dei lavoratori. Che affonda pensioni, diritti, in nome della salvaguardia del sistema della finanza, delle banca. E Fassino è degno esecutore, a livello cittadino, di tale mandato, attaccando la dimensione pubblica degli asili torinesi, ignorando bellamente i problemi degli operatori sociali, lasciando in mezzo alla strada migliaia di famiglia sfrattate.
Il comune è senza soldi. Ma si possono sperperare per il TAV come in passato per le Olimpiadi. L’importante è preservare i propri interessi di casta, alla faccia della precarietà che è divenuta oramai sistema di governo.
Ma c’è invece chi pensa che il 1° maggio sia ancora occasione di lotta, e sono la maggioranza. Che sia occasione per alzare la testa e dire in faccia a lor signori che cosa sono realmente. Ed allora abbiamo assistito alla scena surreale di Fassino e i suoi complici come Chiamparino, l’amico delle banche, sfilare per le vie della città protetti da un nugolo di sbirri ma, soprattutto, assediati da decine di persone arrabbiate che hanno giustamente insultato lui, i suoi amici e tutta la manica di cialtroni venduti, sempre dalla parte dei poteri forti. Non solo, arrivato in piazza è stato, sindaco tanto amato, fischiato ed insultato da tutte quelle persone che il suo agire sta rovinando. Con la solita spocchia ha affermato che chi fischia è perché senza argomenti. Non bastano come argomenti la perdita del lavoro, della casa, dei servizi? Evidentemente per Fassino sono cose risibili, preferisce ricevere “solidarietà” da fascisti e razzisti di varie risme
piuttosto che stare dalla parte di chi lotta per una vita migliore. Ne prendiamo atto.

Come prendiamo atto del segno politico della giornata di ieri che ci dimostra come la gente sia ormai stufa dei Fassino, dei Chiamparino di quei partiti che rappresentano solo se stessi. Possono andare in giro solo se scortati perché ormai la rabbia monta contro gli artefici della crisi e chi li rappresenta. Il 1° maggio non ha visto la contestazione di pochi ma la presa di parola di quella moltitudine che combatte ogni giorno nei propri territori per una idea di convivenza, non dettata dalle regole della finanza. Gli unici a cui dare solidarietà. Per questo siamo parte di loro.
Siamo ovviamente vicini a tutti coloro che nella giornata del 1° maggio hanno dovuto subire i sopprusi delle forze di polizia ormai elemento essenziale nel cercare di azzittire chi ha il coraggio di gridare che il re è nudo. Non è una novità, gli sbirri hanno scelto di stare con chi mette sul lastrico migliaia di persone.
Noi stiamo dall’altra parte. Sempre.

c.s.o.a. gabrio

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Altri articoli:

https://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/4621-la-vergogna-di-torino-fassino-vs-torino

https://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/4614-fassino-a-torino-non-si-passeggia-comunicato

Altri video:

http://www.youtube.com/watch?v=cxrJ0UO11WU

http://www.youtube.com/watch?v=VlpDwaI8KpA

http://www.youtube.com/watch?v=8FWfO8qW3Ts&list=UUv7fvj743JDBKK6HG-chk9g&index=1&feature=plcp

 

Dom 12 Febbraio 2012: La solidarietà è un’arma. Ovunque e comunque. Presidio ad Alessandria


ORE 14 c/o Casa di Reclusione “San Michele” – Strada Statale 31, Alessandria

Dopo poco più di due settimane dal 26 Gennaio, giorno che ha segnato l’attacco repressivo dello Stato verso il movimento NO TAV e il conseguente arresto di molti compagni e compagne in merito alle giornate di resistenza del 27 giugno e del 3 luglio, non accenna a placarsi la scure vendicativa di quel nemico, che continuiamo a pensarlo e ribadirlo, appare sempre di più notevolmente impaurito.

Impaurito dalla forza di volontà di chi imprigionato/a dietro delle sbarre ha continuato a non abbassare la testa, impaurito dalla solidarietà e dalla complicità arrivata da ogni dove, dall’unione dei NO TAV che ancora una volta al gioco dei buoni e dei cattivi non ci stanno e si stringono attorno ai propri fratelli e sorelle sequestrati/e dallo Stato.

La settimana appena trascorsa è stata quella del primo tribunale del riesame: nessuno dei compagni è stato liberato. A Federico e Zeno sono stati concessi i domiciliari, mentre per Giorgio e Luca la domanda di scarcerazione è stata respinta.

Poche ore dopo veniva messa in atto l’ennesima azione repressiva. A seguito delle numerose proteste che durante queste settimane si sono succedute all’interno del carcere delle Vallette rispetto alle condizioni di detenzione disumane, degradanti e indegne, iniziavano i trasferimenti della maggior parte dei compagni verso altri carceri piemontesi. Mambo ad Alessandria, Giorgio a Saluzzo, Tobia a Cuneo, Luca ad Ivrea, Jacopo ad Alba.

Divisi ed isolati, allontanatati dal carcere delle Vallette, luogo che nelle ultime settimane aveva segnato diversi momenti di solidarietà tutti estremamente partecipati e che evidentemente hanno fatto tremare le gambe ha chi ha visto nelle urla, nella musica proveniente da fuori le mura, un pericolo enorme rispetto all’ordine e all’alienazione tipica del sistema carcerario.

Questi nostri compagni e compagne fanno paura. Fa paura il movimento NO TAV che in qualsiasi contesto, anche da dietro le sbarre, è sinonimo di ribellione, di conflitto, di resistenza. 

Se hanno pensato di impaurirci con gli arresti del 26 Gennaio hanno sbagliato di grosso. Se pensano  che bastino questi trasferimenti a indebolire la lotta di chi sta dentro, e da chi da fuori la sostiene, l’errore diventa doppio.

La solidarietà è un’arma. Noi continueremo ad usarla. Ovunque e comunque.

Nella giornata di Domenica 12 Febbraio 2012 saremo nuovamente lì, in tutti quei luoghi in cui sono rinchiusi i nostri compagni e compagne ad urlare la nostra solidarietà, esprimere la nostra complicità, a ribadire che non ci fermeranno mai.Noi  dalle ore 14 saremo ad Alessandria fuori dalla Casa di Reclusione “San Michele” – Strada Casale 50/a, per stare vicino a Mambo, perchè i nostri corpi e le nostre idee sono una cosa sola e che nessun carcere di questo Mondo riuscirà mai a dividere.

MAMBO LIBERO…LIBER* TUTT* SUBITO!!

per scrivere e/o partecipare ai presidi

Giorgio Rossetto – Saluzzo – Casa Reclusione – loc.so Cascina Felicina, 12037 SALUZZO (CN)

Luca Centanni – Ivrea – Casa Circondariale, corso Vercelli, 165 – 10015 IVREA (TO)

Matteo Grieco (Mambo) – Alessandria – Casa di Reclusione “San Michele” – Strada Casale, 50/a , 15122 ALESSANDRIA

Tobia Imperato – Cuneo – Casa Circondariale – v. Roncata, 75 12100 CUNEO

Jacopo Bindi – Alba – Casa Circondariale di Alba – Via Toppino Sandro  ALBA (CN)

NO TAV – Diamoci un taglio (23 Ottobre 2011)

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Piccolo contributo video sulla grande manifestazione del 23 Ottobre; nonostante da una parte la demonizzazione del movimento attraverso il fango dei media, e dall’altra la militarizzazione dell’intera valle con controlli e perquisizioni a tappeto, più di 15mila persone sono entrate nuovamente nel cantiere violando la zona rossa imposta dal prefetto. E questo è solo l’inizio…

A cura dei/delle compagn* del CSOA Gabrio di Torino

Siamo noi il limite al dilagare della barbarie: Comunicato sul 15 Ottobre.

A Roma, il 15 ottobre, ci siamo uniti alle  centinaia di migliaia di uomini e donne che avevano deciso di mostrare la loro rabbia. Rabbia contro la banda di cialtroni che, al governo come all’opposizione, gestisce la cosa pubblica; rabbia contro le istituzioni finanziarie, le banche, pronte ad affamarci pur di mantenere lo status quo di un sistema iniquo e fallimentare.

Il corteo del 15 era un corteo determinato a far sentire la propria voce e che  volentieri si sarebbe diretto verso i salotti buoni della capitale: in tutto il mondo la protesta ha preteso ed ottenuto di svolgersi là dove stanno i Palazzi del potere. All’unisono l’indignazione globale ha deciso di colpire i nodi nevraligici di questa rete che ci ingabbia, mostrando le potenzialità rivoluzionarie di chi non ha più nulla da perdere, ma sa quello che vuole.

Forse aggrappati ancora a dinamiche vetuste, alla vetrina elettorale, si è deciso di smorzare il potenziale del 15 ottobre, di annacquarlo in un corteo con comizio finale. Così una giornata che poteva essere di riscatto globale diveniva una enorme passeggiata creando un vuoto conflittuale che avrebbe potuto invece essere riempito con modalità e percorsi diversi, anche solo a livello simbolico.

Evidentemente qualcuno ha voluto sovradeterminare con le proprie istanze o per volontà autorappresentativa la giornata del 15. Non ci interessa sapere quale fine regista più o meno politicante ci sia dietro. I movimenti hanno tutti gli strumenti per comprendere. Ma se non partiamo da questi dati non possiamo farci un’idea corretta della giornata di sabato.

E certamente non facciamo finta che questa sovradeterminazione sia stato l’unico tentativo di autorappresentazione portato avanti il 15 ottobre.

Questo vuoto conflittuale è andato colmandosi in maniera furiosa, talvolta superficiale, purtroppo talvolta pericolosa, e la rabbia che permeava il corteo e che s’è espressa poi in piazza San Giovanni, è inciampata su chi ha colto l’occasione per marcare la propria presenza.

Spiace vedere come gli unici elementi che avrebbero dovuto determinare il corteo, le lotte reali e sostanziali che tutti i giorni portiamo nei nostri territori contro quel mostro che si chiama crisi, le lotte per la casa, per i diritti dei migranti, per un libero sapere, abbiano visto da un lato ridurre il loro potenziale conflittuale a poca cosa e dall’altro siano stati mortificati da altre istanze.

Ma anche in questo caso siamo convinti che i movimenti sappiano muoversi per fare, al loro interno, le valutazioni più corrette.

Nonostante queste contraddizioni, il potenziale conflittuale che permeava il corteo ha avuto la sua dimostrazione nella resistenza in piazza San Giovanni, dove i corpi, che subiscono la violenza della crisi tutti i giorni, hanno reagito, questa volta esprimendo la loro sacrosanta rabbia. E sia chiaro, resistere alle cariche demenziali e criminali degli apparati di sicurezza pubblica (cariche fatte con mezzi sparati a tutta velocità contro i manifestanti, uso massiccio di gas urticanti, idranti, ma chissà perché di tutto ciò nessuno si scandalizza, dove sono in questi casi le anime nobili, i giornalisti sempre con la parola violenza in bocca?) è stato giusto e doveroso.

Il corteo si è semplicemente, e giustamente, difeso. E non poteva fare altrimenti.

A maggior ragione in questo caso, rimandiamo al mittente il giochetto dei buoni e dei cattivi, chi era lì ha saputo come comportarsi.

E le biografie dei fermati e degli arrestati sono chiare: sono precari, sono parte del nostro mondo. Hanno manifestato in maniera radicale. Devono tornare presto liberi!

Chi si scandalizza non ha ancora chiaro quanto sta succedendo, o fa finta di non vedere. Spiace dirlo, ma chi si scandalizza è complice.

Condanniamo lo schifo che è la pratica della delazione che da molte parti viene perorata, perché non ci si può trasformare da indignati contro il sistema che ci opprime a strumento di repressione contro chi prova i vostri stessi sentimenti e vive i vostri stessi, drammatici, problemi. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle realtà di movimento che stanno subendo da parte di stampa e politica, attacchi infamanti

D’altra parte i media, come sempre hanno avallato le esigenze dei poteri forti, riducendo quella che era la piazza del 15 ottobre ad un fatto meramente di ordine pubblico, non accennando alla forza mobilitante di centinaia di migliaia di persone autorganizzate scese in strada con rivendicazioni radicali, e queste sì realmente portatrici di consenso. Nello stesso ambito di demonizzazione è chiaramente da inserire la  macchina del fango che da subito si è messa in moto rispetto alla manifestazione NO TAV di domenica,  sintomo di come sia oggi più che mai, il frangente in cui dover isolare i movimenti di lotta, per lo più se popolari.

Ci auguriamo che le tante anime innocenti sappiano indignarsi di fronte alle proposte liberticide che da Di Pietro a Maroni vengono proposte. Attaccare la libertà di manifestare è tipico di coloro che stanno lavorando per sfasciare le istanze di riappropriazione che dalla Val Susa a Roma emergono in tutta la loro potenza.

Noi siamo arrivati a Roma con alle spalle le nostre lotte e i nostri percorsi, con un immaginario di riscatto e di cambiamento, con la volontà di opporsi ad oltranza al sistema fallimentare che ci sta trascinando nel baratro.

A Roma abbiamo visto che l’indignazione tanto eterea che si percepisce nei network, riesce a sublimarsi in centinaia di migliaia di corpi, determinati e decisi a non inginocchiarsi più, ed in una lotta che ha molteplici fronti ma un unico obiettivo: cambiare il sistema.

Siamo noi il limite al dilagare della barbarie…

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

TUTT* LIBER*!

CSOA GABRIO

 

L’assessore si degna di parlarci?

Il presidio sotto il Comune tenutosi lunedì 10 Ottobre, si è concluso intorno alle ore 19, dopo che un collaboratore dell’Assessore Tisi, lei era assente, ha lasciato la sala dove si riuniva il Consiglio Comunale ed è sceso in piazza  per trattare con le famiglie occupanti l’immobile di Via Muriaglio 11 e le altre famiglie sotto sfratto. Come al solito hanno preso tempo e per ora non hanno neanche ascoltato le rivendicazioni che venivano gridate a gran voce dalla gente che riempiva la piazza, l’uomo dell’assessore si è limitato a segnare nell’agenda della Tisi un impegno con lo “sportello casa” per mercoledì 12 Ottobre ore 10:00. Continua la lettura di L’assessore si degna di parlarci?

NO TAV – Cronache di un assedio (Rewind 3 Luglio 2011)

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A neanche una settimana dallo sgombero del presidio della Libera Repubblica della Maddalena, riproponiamo il secondo “Instant Video” sulle vicenda, l’agitazione e la lotta popolare che sta coinvolgendo la Val di Susa ed i NO TAV. Poco meno di 5 minuti di video in cui si raccontano le ore dell’assedio alla Maddalena, non più quello attutato delle forze di polizia e dello stato attuato nelle prime ore di Lunedì 26 Giugno, ma quello del popolo NO TAV, della valle che resiste e non si arrende. Immagini in movimento girate tra sentieri, barricate, filo spinato, pietre e lacrimogeni di “stato” in quello scenario di dittatura e militarizzazione messo in scena e mai denunciato dalla cosìddetta “informazione riconosciuta”, main stream, che sulle giornate di lotta a Chiomonte ha dimostrato la faccia più nauseante omettendo volutamente abusi e soprusi delle forze dell’ordine, dirottando al contrario verso l’opinione pubblica una serie di menzogne atte a screditare la grande lotta della popolazione valsusina.
Sempre, ma a maggior ragione in questi momenti, si sente l’esigenza di un informazione reale, indipendente e che racconti i fatti per quello che sono. Un informazione che in questo momento non può inevitabilmente che arrivare dal basso e dalla rete.
A cura del CSOA Gabrio di Torino.

Corpi in vendita: Da Arcore a Torino passando per i consultori

 

Stiamo assistendo in queste settimane ad una legittima, quanto tardiva, indignazione di parte della società civile, rispetto alla mercificazione del corpo femminile che i festini di Mr B. hanno portato alla ribalta. Indignazione ben incanalata e sfruttata da buona parte della sinistra che, non smentendosi mai, scende in piazza per chiedere le dimissioni di un premier pappone che ammalia gli italioti col trito e ritrito stereotipo del self made man, questa volta in salsa macho latino, e  chiede alle donne di fare la loro parte: “se non ora quando”…

Ma le donne, quelle buone e quelle cattive, con il proprio corpo ci fanno i conti da sempre: corpo svenduto per pochi euro con la tratta delle clandestine, corpo legittimamente venduto nella prostituzione esercitata come libera scelta, corpo violentato e ucciso da troppi uomini-padri-padroni, corpo che cura altri corpi nel difficile mestiere della cura e della  badanza, corpo precario che si ostina a inseguire il miraggio di un posto di lavoro stabile e si ingegna giorno dopo giorno per mettere insieme un salario dignitoso, corpo soggetto e oggetto di piacere, corpo mutilato dagli aborti clandestini e dalla barbara pratica dell’infibulazione, corpo di donna e non solo/per forza di madre. Continua la lettura di Corpi in vendita: Da Arcore a Torino passando per i consultori