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Presidio Piazza Castello – 2 giugno 2020

Oggi siamo andat* in piazza Castello, davanti al palazzo della regione, per lanciare un primo segnale.

Insieme a noi molte delle persone che hanno partecipato alle Assemblee di Quartiere, fin dalle due e mezza in piazza sotto il sole, hanno portato vivacità e determinazione al presidio come poch* altr*.
Gli inviti all’unità solo un insulto quando si scarica il cento per cento dei costi della crisi sempre e solo su lavoratrici e lavoratori, studenti/esse e disoccupati/e, senza toccare e anzi rimpinguando le casse di chi possiede già gran parte della ricchezza.
Non staremo in silenzio. Continua la lettura di Presidio Piazza Castello – 2 giugno 2020

SOSpesa – fase 1

La fase 1 di SOSpesa è volta al termine, o perlomeno si è conclusa nella forma con cui è esistita fino ad ora.
Sabato scorso abbiamo consegnato altri 110 pacchi. Dopo quasi due mesi di raccolte e distribuzioni possiamo dire di aver dato circa 700 pacchi con beni di prima necessità, per una media da 90 a 110 persone presentatesi ogni sabato alla distribuzione.
Se non sarà possibile andare avanti con i numeri e la frequenza di queste settimane, cercheremo in ogni caso di continuare a fornire un supporto, in forme per noi più sostenibili dal punto di vista economico ed organizzativo, magari ogni due settimane e sempre con l’aiuto generoso di chi ha la possibilità e la volontà di contribuire. Continua la lettura di SOSpesa – fase 1

COMUNE E CIRCOSCRIZIONE: CONTRO CRISI E PANDEMIA SOLO IPOCRISIA

 

La fase 2, a Torino, è cominciata con la protesta da parte di alcuni/e senza tetto che, sbattuti fuori dal presidio umanitario di Piazza d’Armi, allestito per fronteggiare l’emergenza freddo per chi vive in strada, hanno organizzato un presidio davanti al comune e nei giardini vicino Piazza d’Armi. L’amministrazione comunale ha per giorni ignorato, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista sanitario, la situazione precaria delle persone che hanno passato giorno e notte in presidio.
Il presidio è stato sgomberato questo martedì e le persone sono state spostate temporaneamente all’interno del Padiglione V di Torino esposizioni, in un luogo che nei mesi invernali ospita giostre e altre attrazioni.

Una sistemazione tutt’altro che confortevole, dove solo alcuni operatori sanitari avevano il permesso di avere contatti con le persone trattenute all’interno ad eccezione della polizia che aveva la completa gestione di questo carcere speciale sanitario. Solo dopo aver effettuato i tamponi e ottenuti i risultati, i trattenuti sono stati smistati all’interno di varie strutture.
Se in questa situazione l’amministrazione comunale ha mostrato tutta la propria inumanità, l’opposizione non è stata da meno cercando di fare campagna elettorale sull’emergenza in corso.

Ci lascia schifati, ma non stupiti, l’ipocrita presa di posizione della Circoscrizione 3 a guida PD in favore dei e delle senzatetto reclusi a Torino Esposizioni.
La messa a disposizione di alcuni edifici pubblici per sistemare temporaneamente chi è stat* sgomberato/a da Piazza d’Armi non è altro che la solita mossa di chi da anni propone soluzioni precarie a chi ha già poco, esercitando al contempo esplicite pressioni poliziesche.

Non passerete come buon Samaritani in un quartiere dove la speculazione privata è evidente, dove gli amministratori svendono edifici pubblici abbandonati per fare cassa reinvestendo solo le briciole per interventi a sostegno del welfare e dell’edilizia popolare.
In questa circoscrizione il prezzo degli affitti è in costante ascesa e le difficoltà abitative di famiglie, di studenti e studentesse fuori sede, delle tante persone disoccupate e precarie vengono sempre vergognosamente ignorate.

Ci ricorderemo dei responsabili, di chi specula sulla crisi sanitario-economica, di chi abbandona chi è in difficoltà, di chi ha senza battere ciglio messo a rischio e a volte sacrificato lavoratori e lavoratrici per continuare ad arricchirsi. Così come non dimenticheremo che per superarla molte sono state le iniziative di auto-organizzazione che noi come tanti altri gruppi di persone sparse su tutto il territorio abbiamo creato preferendo la solidarietà che viene dal basso alla spazzatura che voi lanciate dall’alto.

CSOA Gabrio
Rete Solidale San Paolo

Piazza D’Armi : ad uno sgombero vergognoso, segue un vergognoso silenzio .

4 giorni e 4 notti in piazza Palazzo di Città.

 

Le persone sfrattate da piazza D’armi continuano ad arrivare davanti al Comune.

Per ora nessuna risposta dalle istituzioni che hanno deciso di affrontare la situazione facendo scarica barile tra di loro.

Ieri, nella mattinata del 7 maggio, si è riunita una commissione comunale con oggetto “comunità straniere e COVID-19”.

In quella sede è stata riportata la situazione creatasi in piazza Palazzo di Città e di tutte le persone rimaste in strada dopo la chiusura del sito umanitario straordinario “Punto Emergenza Freddo” di Piazza d’Armi.

Alla commissione sono state esplicitate le mancanze del Comune che ha lasciato queste persone, tra cui alcune con fragilità evidenti, senza alcun tipo di assistenza sanitaria, senza servizi igienici, senza cibo, senza un tetto in cui #restareacasa, ignorando la loro presenza e le loro rivendicazioni.

In tutta risposta l’assessora alle Politiche Sociali Sonia Schellino si è scollegata dalla riunione durante l’intervento, rifiutandosi di prendere una posizione e, di conseguenza, negando la possibilità di trovare una soluzione.

Per l’ennesima volta le istituzioni hanno dimostrato la propria irresponsabilità.

La situazione igienico sanitaria è diventata pessima non essendoci la possibilità di accedere ai servizi da 3 giorni.

Anche l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino ha pubblicamente segnalato che la situazione potrebbe diventare un pericolo sia per la salute di queste persone, che per tutti i cittadini, sollecitando il Comune a trovare una soluzione.

Nonostante le segnalazioni alle istituzioni non sembra interessare la salute collettiva, forse si saranno dimenticati che la pandemia è ancora in corso e che specialmente in Piemonte la situazione non è delle migliori.

Cosa vogliamo?

Accesso immediato a SERVIZI IGIENICI.

Tutela della salute per tutti e tutte, senza utilizzare come modalità di accesso il proprio stato giuridico o nazionalità.

Una casa per tutti e tutte che permetta la possibilità di tutelarsi dalle possibilità di contagio e per la dignità di queste persone dimenticate dalle istituzioni.

Cosa puoi fare?

Al presidio servono: prodotti per igiene personale, sopratutto che consentano di lavarsi a secco, mascherine, igienizzante, guanti, sacchi per la spazzatura, prodotti per la pulizia, coperte, vestiti e tende.

Invitiamo singoli e realtà a diffondere il più possibile questa vicenda e a fare pressioni sulle istituzioni per chiedere conto della gestione disumana e scandalosa di questi giorni.

Senza casa non c’è ne dignità ne salute! Casa per tutti e tutte????

Questionario “Lavoro ai tempi del covid-19”

Cliccando sul seguente link –> https://framaforms.org/lavoro-ai-tempi-del-covid-19-1586420256 <– è possibile compilare un questionario attraverso cui si vogliono raccogliere le esperienze lavorative di ognuna/o a seguito dell’emergenza Covid-19. L’obiettivo primario è quello di fornire uno strumento ulteriore a quelli che si stanno attivando dall’inizio dell’emergenza sul tema del lavoro per rafforzare la rete di solidarietà a partire dalle situazioni di ognuna/o e che possa evidenziare come nella frammentazione del mondo lavorativo esistono elementi che ci accomunano tutte e tutti.

Unite e uniti possiamo reagire al precariato, allo sfruttamento e alle discriminazioni.

Sgombero di Piazza D’Armi

Una vergogna che si ripete anche quest’anno , nonostante l’emergenza Covid .

Nella giornata di ieri infatti un centinaio di persone sono state sgomberate dal punto emergenza freddo gestito da Croce Rossa in Piazza D’armi .
Attualmente si sono divise tra le zone limitrofe alla piazza e piazza Palazzo di Città per chiedere risposte al Comune.
Risposte che ovviamente non sono ancora arrivate ,salvo dichiarazioni per scaricare le responsabilità.

Ad ora le richieste formali degli avvocati a prefettura e comune non hanno avuto risposta.
Le persone che hanno dormito davanti al comune, col supporto di solidali che hanno portato loro cibo, coperte e tende sono ancora in attesa di una risposta ,così come chi è rimast* in Piazza D’armi, costrette a dormire per terra nel parcheggio.

Torino oggi è una città blindata, dove non è possibile trovare dei bagni pubblici aperti , considerando che tra le persone sgomberate ci sono minori, persone con problemi di salute e anziane , la vergogna di questo sgombero si fa ancora più grande .
In tutto questo nessuno di loro negli ultimi mesi ha ricevuto assistenza sanitaria e di conseguenza neanche tamponi o mascherine.

Questo stato di abbandono vale per tutte le strutture per persone in difficoltà, che come sappiamo versano in stati vergognosi , come denunciato più volte anche da operatori e operatrici.

Tra varie realtà solidali ci stiamo organizzando per dare supporto alle persone che vogliono rimanere in presidio fino a quando non avranno risposte dalle istituzioni, finora colpevolmente silenziose.

Per Stasera ci autorganizzeremo per il cibo , chiunque voglia, seguendo le dovute precauzioni (guanti – mascherina – gel igienizzante) passi a portare solidarietà e se possibile coperte e tende!

 

10 100 1000 INGIUSTIZIE

Vorremmo iniziare raccontando una storia che al suo interno ne contiene altre centinaia simili, la storia di una madre di 3 figli, un’abitante delle popolari di Zona San Paolo, a cui sono stati tolti i 150 euro del reddito di cittadinanza e a cui è stata negata ogni altra alternativa di sostegno.
Trovandosi esclusa da qualsiasi aiuto si è dovuta rivolgere al numero verde messo a disposizione dal comune per avere il pacco di beni di prima necessità, servizio naturalmente preceduto dalla segnalazione del richiedente ai servizi sociali .

Dopo 10 giorni di attesa il pacco è arrivato e lo si può vedere in foto.
Ci chiediamo una famiglia di 4 persone cosa dovrebbe farsene di un così misero aiuto .
Al momento gli aiuti sembrano addirittura sospesi, al numero verde non si ottiene risposta e la mail del servizio non funziona più .
Così anche quel ridicolo aiuto una tantum è rimasto realtà solo sui titolo di giornale.

Mentre le intimidazioni ai danni della solidarietà dal basso continuano con fermi , identificazioni e controlli , mentre aumentano le violenze delle forze dell’ ordine contro chi cerca di alzare la testa e ribellarsi alla fame imposta come oggi in Barriera di Milano , il comune di Torino ed il governo prendendo in giro le persone in difficoltà economica, salvo poi dichiarare ai media che si sta facendo il possibile.
In questi giorni ci sono arrivate molte segnalazioni di famiglie e singol* ormai alla canna dal gas. Negli ipocriti proclami della politica locale e nazionale vengono annunciate misure di sostegno, ma nei fatti vengono addirittura ridotti i pochi strumenti già esistenti.
Basta stare per le strade e parlare con le persone per scoprire che c’è chi sta ancora aspettando i buoni spesa del comune e chi invece non li avrà mai perché non ha i requisiti, c’è a chi è stato tolto il reddito di cittadinanza e chi non ha ricevuto i 600 euro di Conte, poi c’è chi li ha ricevuti ma i soldi sono già finiti tra affitto e spese di sopravvivenza .
Qualcuno vuole che queste storie rimangano nel buio, qualcuno pensa di zittire le nostri voci con sanzioni, arresti, manganellate e controlli, ma hanno sbagliato i calcoli ancora una volta .

Non pagheremo noi questa crisi !
Casa e Reddito per tutti e tutte senza limitazioni!
Libertà per chi lotta !

TUTT* LIBER*

Ieri pomeriggio nel quartiere di Aurora, polizia, carabinieri ed esercito hanno invaso le strade per arrestare 4 compagn* che stavano contestando il fermo violento di due ragazzi. Molte le persone che hanno filmato e protestato contro quest’ennesima prova di forza della questura di Torino.

Contro chi pensa che l’emergenza sanitaria si risolva con la repressione poliziesca, contro i padroni che speculano e mettono a rischio la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, contro i giornalisti-terroristi che manipolano le informazioni creando immaginari di paura, contro chi cerca nell’emergenza di insinuare odio e isolamento sociale.

Teniamo sempre a mente chi sono i veri responsabili di questa crisi.

TUTT* LIBER*

http://https://youtu.be/nqzdwZdInfQ

Comunicazione e creazione di immaginari di paure e odio

Quando si attraversa una crisi il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa è più che mai strategico.
L’attuale emergenza sta mostrando come i media non vengano utilizzati per diffondere informazioni chiare, scientificamente fondate che possano aiutare tutte e tutti a capire la situazione in cui ci troviamo.
Non vengono distinti i comportamenti rischiosi da quelli non rischiosi, non viene spiegato per quale motivo il virus ha catapultato il nostro paese in una situazione di emergenza, non vengono minimamente evidenziate le responsabilità politiche di chi da anni in nome della maggior efficienza del mercato ha tagliato la spesa pubblica e regalato soldi al privato, non vengono proposti approfondimenti sul modo in cui il sistema capitalista ha facilitato il salto di specie del virus.
Giornali e telegiornali quotidianamente abdicano alle loro funzioni di informazione e di inchiesta per ridursi a strumento di parte che serve ora a implementare le politiche repressive di un governo che pare non sapere che pesci pigliare, ora a amplificare le sterili polemiche tra i partiti di governo e di opposizione, che neppure nel mezzo di una pandemia abbandonano la logica della ricerca del consenso elettorale.
L’informazione così strutturata diventa un coacervo di dati non analizzati, di informazioni confuse e contraddittorie, di titoloni sensazionalistici falsi, fatti solo per ottenere qualche like, di solito smentiti dal contenuto stesso dell’articolo (che però è a pagamento e non viene quasi mai letto).
Si crea così un clima di paura e incertezza che non permette alla persona di avere strumenti per valutare con oggettività e serenità la reale situazione di rischio e autodeterminarsi nelle proprie scelte di tutela per sè e per l* altr*.
Il virus ci dimostra ogni giorno le falle del sistema: innanzitutto evidenzia come il modo di produzione capitalista sia il primo responsabile del verificarsi del fenomeno dello spillover (il passaggio di un virus da una specie animale all’uomo) e quindi il primo responsabile del diffondersi di pandemie di questo tipo. [per un approfondimento rimandiamo all’articolo https://urly.it/35fqr e al libro Spillover di David Quammen]
In che modo lo evidenzia? Ricordandoci che la maggior parte dei virus oggi in circolazione sono zoonosi (tra le tante: la rabbia, l’aids, l’ebola, l’aviaria, la Sars o influenza suina), cioè sono virus che vivono nel corpo degli animali (senza causargli danni) e che hanno fatto il salto di specie e sono diventati “adatti” all’uomo. Il salto di specie non avviene per caso o per magia, ci sono delle condizioni che lo rendono più frequente e quindi più pericoloso. In particolare ad essere pericoloso è la misura sempre crescente con cui l’uomo invade e si appropria di habitat prima riservati ad altre specie animali e vegetali (con i loro patogeni sconosciuti!). La deforestazione e l’appropriazione di territori sempre più vasti da sottomettere alle esigenze produttive, siano queste il nuovo inurbamento, l’espansione senza limite delle metropoli, l’estrazione di risorse naturali o la destinazione degli stessi spazi alla coltivazione di monoculture, all’allevamento intensivo, alla costruzione di altri impianti produttivi, non riducono solo lo spazio riservato alle altre specie ma anche lo spazio che le distanzia dall’uomo e così rende più facile e probabile il famigerato salto di specie. Il modo di produzione capitalista per prosperare deve in ogni modo incentivare la produzione e il consumismo e per fare questo interviene pesantemente nell’ambiente circostante. Il virus ci ricorda che questo intervento ha delle precise conseguenze non solo sulla salute della terra ma anche sulla salute delle persone e sulle loro possibilità di sopravvivenza.
Ma questo aspetto, per quanto fondamentale non è l’unico che viene messo alla berlina dal virus.
Il virus ci parla anche dei danni dell’inquinamento, delle crescenti diseguaglianze sociali di cui è ammalata la nostra società, ci svela anche come il mercato non sia il migliore strumento per allocare le risorse ma uno strumento di rapina che ridistribuisce la ricchezza che ogni giorno tutt* insieme creiamo solo verso l’alto (verso pochi privati che si arricchiscono impossessandosi di quelli che dovrebbero essere soldi che insieme potremmo decidere di destinare alla costruzione di beni comuni per tutt*: un adeguato sistema sanitario, in grado di far fronte alle prossime emergenze, un adeguato sistema di cura delle persone anziane e non solo, di tutte le persone che ne hanno bisogno, un adeguato sistema scolastico e tutto ciò che può contribuire alla costruzione di una società più equa).
Ciononostante giornali e telegiornali non dedicano un minuto all’analisi della situazione, alla messa in critica del sistema ma al contrario si impegnano a ri-legittimarlo contro ogni evidenza. Costruendo tutti i giorni un immaginario collettivo del “nemico” individuato in tutt* coloro che non sottostanno alla logica produci-consuma-crepa.
Chi esce per far distrarre l* bambin*, per fare una passeggiata in solitaria, ormai persino chi esce per fare la spesa al mercato o al negozietto di fiducia, viene additat* come nemic*, furbett*, indisciplinat*, e diventa il perfetto capro espiatorio su cui addossare la responsabilità dell’intera epidemia!!
Quei comportamenti non mettono a rischio la salute di nessun* e anzi sono vitali per il mantenimento della salute e della serenità in una situazione di forzata clausura, ciononostante vengono continuamente presi di mira, ridicolizzati e demonizzati, con notizie che con diverse varianti rimbalzano fino all’inverosimile, fino a cancellare tutte le altre, fino a far diventare l’unica notizia la non-notizia di un padre che esce per far fare una passeggiata a sua figlia.
In questo modo si distoglie l’attenzione dai veri responsabili della situazione di emergenza sanitaria: chi per anni ha tagliato la sanità, chi come confindustria ha incitato a continuare consumi e produzione, padroni e padroncini vari che continuano a mettere a rischio la vita dell* lavorator* mantenendo aperta l’attività in deroga al decreto (una possibilità prevista dal decreto stesso, e caldeggiata ancora una volta da confindustria).
Proviamo allora a rileggere l’informazione che ci propinano i giornali ogni giorno: se da una parte assistiamo alla continua criminalizzazione e demonizzazione di comportamenti individuali innocui che ci spingono a una insensata “guerra” tutti contro tutti – dall’altra è continuamente propagandata la retorica dell’unità nazionale: l’emergenza sanitaria viene dipinta come una guerra e si richiede a ognun* di fare la sua parte per la vittoria della nazione.
Come in guerra questa retorica dell’unità, dell'”insieme si vince”, della necessità dei sacrifici individuali, è falsa e fuorviante e serve a nascondere dietro la responsabilità “d* tutt*” delle precise responsabilità politiche.
Se non abbiamo posti in terapia intensiva, se non abbiamo respiratori, se non abbiamo personale medico sufficiente e, addirittura, se non ci sono sufficienti mascherine e dpi per il personale ospedaliero e gli ospedali continuano a essere uno dei posti dove maggiormente si diffonde il contagio, non è colpa di un runner, non è colpa dei genitori che portano i bambini a fare una passeggiata, non è colpa di chi va a fare la spesa. Ma non è colpa neppure del virus: è colpa dei tagli alla spesa pubblica e della privatizzazione dei servizi essenziali che sono stati portati avanti negli ultimi 30 anni.
Se il contagio sta rallentando solo ora è perchè con ritardo colpevole sono state chiuse le attività produttive.
Al contrario dei media, che dopo averlo sponsorizzato facendolo girare sulle loro pagine lo hanno prontamente rimosso e offuscato, noi ci ricordiamo ancora il video di Confindustria “Bergamo is running” in cui in nome delle superiori esigenze della produzione si minimizzava il rischio contagio, il video del 29 febbraio recitava testualmente: “Le attuali avvertenze sanitarie indicano che il rischio di infezione è basso”.
La storia è nota: Bergamo grazie alle pressioni di Confindustria non si fermerà e le immagini dei camion militari con le bare sono ancora stampate nella memoria collettiva, un po’ sbiadita purtroppo è l’immagine dei responsabili di quelle morti, perchè di questo i giornali ancora oggi si rifiutano di parlare.
Con l’avvicinarsi della fase 2 ci sembra importante ricordare quella storia per intero, perchè con una storia raccontata dai giornali sempre a metà, oggi come ieri è facile per Confindustria dettare la linea a governo e giornalisti.
Mentre l’Oms fa sapere che è “impensabile allentare ora le misure”( https://bit.ly/2UYmW6p ) il pressing di Confindustria si fa più incalzante: le ragioni degli industriali ancora una volta vengono amplificate dai giornali e sembrano essere le uniche ragioni valide e possibili. Se il governo a parole ha rimandato la fase 2 – non sembrava opportuno parlarne proprio alla vigilia di una pasquetta blindata – non sono mancate alcune misure spot e la promessa di nuovi provvedimenti se, con il passare dei giorni, “cambiassero le condizioni”.
La riapertura dei comparti produttivi in Italia – anche solo scaglionata – apparirebbe come una misura criminale se solo la si mettesse in relazione con l’affermazione dell’OMS e con la storia pregressa del nostro paese. E invece rischia di apparire come una misura di buon senso: per questo malinteso dobbiamo “ringraziare” i media.
Guardiamo più da vicino il lavoro fatto in questi giorni dai quotidiani online: la notizia dell’Oms non può essere taciuta ma la si mette in correlazione esclusivamente con l’aumento dei controlli sui cittadini, si procede come al solito a creare spauracchi facili da individuare, la gita di pasquetta, le persone che escono in strada, questi sono gli unici rischi che individua LaRepubblica.it e contro i quali ci si può comodamente difendere con un po’ più di polizia e di multe ( https://bit.ly/2UVXyhC e poi ancora https://bit.ly/2VmjotX ).
Non una parola sul rischio derivante dalle 90.000 imprese che già lavorano in deroga al decreto grazie all’autocertificazione inviata ai Prefetti, autocertificazioni che non sono state ancora controllate.
Non una parola sui veri rischi che la fase 2 con la riapertura di ancora più imprese può comportare.
Il rischio connesso alla riapertura delle fabbriche viene classificato come “medio”. Questo quando quello che sappiamo è che: ci sono alte probabilità che il virus nei luoghi chiusi si diffonda anche tramite aeresol https://bit.ly/2JT94UX (sappiamo cioè che il rischio di trasmissione per via aerea esiste solo nei luoghi chiusi, come ad esempio le fabbriche); non ci sono ancora mascherine a sufficienza per proteggere quei luoghi chiusi in cui maggiormente si sta diffondendo il contagio, ovvero ospedali e RSA, (https://bit.ly/34oDOGN ) e quindi non si capisce come potrebbero essere adottate nelle fabbriche misure di sicurezza idonee a impedire il contagio; infine i protocolli di sicurezza finora adottati dalle imprese aperte non sono stati in grado da impedire il contagio neppure in quei settori dove si trova la parte più fragile della popolazione https://bit.ly/2JVAfyk.
Questa non è informazione ma propaganda e lo scopo ancora una volta è quello di confondere le acque e nascondere le responsabilità dei padroni e del capitale. I giornali con i loro titoloni ci dimostrano ogni giorno che una guerra c’è ma non è quella contro il virus, è la guerra di classe, non lasciamo vincere i padroni.